Sarebbe assurdo usare il telegrafo per mandare SMS o il grammofono per ascoltare la musica in stereo: ebbene, per produrre energia il carbone è altrettanto anacronistico, il futuro é nelle fonti rinnovabili. E’ questo il senso del divertente spot WWF che sta girando in rete per sostenere la campagna ‘no al carbone, si al futuro’ proprio mentre a Lima i Governi stanno cercando di approvare la bozza di accordo sul clima per arrivare alla versione finale il dicembre del prossimo anno a Parigi.
Prodotto da Don’t Movie, il video si affianca a una infografica “Combustibili Fossili e Cambiamento Climatico” e una serie di tre fumetti realizzati da Kanjano che raccontano con ironia come gli animali si potrebbero ‘adattare’ ai cambiamenti climatici: un cane da slitta costretto a fare i traslochi per mancanza ormai di neve, un orso bianco a cui sono cresciute le gobbe di un cammello per poter resistere alle alte temperature, un pinguino con il mantello di una zebra per mimetizzarsi nel caldo della savana.
“A Lima si sta cercando faticosamente di creare una vera alleanza tra gli Stati per battere il più allarmante e pericoloso fenomeno globale mai prodotto dalle attività umane, il cambiamento climatico – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile clima e energia del WWF Italia che sta seguendo i negoziati nella capitale sudamericana “A remare contro ci sono gli interessi particolari, egoistici e folli degli inquinatori. Quanto siano pervasivi é emerso proprio qui nella COP20, quando si é scoperto che il Giappone finanziava centrali a carbone in Indonesia con i soldi stanziati per il Fondo Verde per il Clima. Ma altri Stati mimetizzano tra i progetti ‘puliti’ alcuni sporchi di carbone. Tra tutti i combustibili fossili il carbone é quello che, bruciato, produce più CO2. Farne a meno sarebbe semplice e ovvio, a 200 anni dall’inizio della rivoluzione industriale. Eppure, mentre qui a Lima organizzazioni di tutte le ispirazioni, tra cui i sindacati mondiali, manifestavano per chiedere azioni immediate per aumentare gli obiettivi di taglio delle emissioni anche prima del 2020, a Roma ci si sta per riunire per cercare di cancellare le richieste di rispetto delle prescrizioni ambientali per la centrale a carbone di Vado Ligure. Illudendo i lavoratori, invece di favorire la loro transizione verso i settori del futuro, e il tutto per garantire i debiti di chi ha puntato su un settore sporco del passato. Da Lima il messaggio é: COERENZA. Non più un euro ai combustibili fossili, basta con il carbone, puntiamo sul futuro rinnovabile ed efficiente”.
E’ il carbone tra tutti i combustibili fossili quello che minaccia di più la nostra salute rilasciando in atmosfera, nei terreni e nelle acque, le maggiori quantità di inquinanti a parità di energia prodotta, oltre ad essere la principale minaccia per il clima del pianeta, visto che le emissioni di CO2 provenienti dalla combustione del carbone arrivano a essere del 30% superiori a quelle del petrolio e del 70% superiori a quelle del gas naturale.
In concomitanza con la COP20 di Lima il WWF pubblica nuova edizione del rapporto ‘Carbone: un ritorno al passato inutile e pericoloso’ dove si legge che ‘attualmente in Italia sono in funzione 13 centrali a carbone, assai diverse per potenza installata e anche per la tecnologia impiegata. Questi impianti hanno prodotto circa 44.726 GWh nel 2011, 49.141GWh nel 2012 e 45.104 GWh nel 2013 contribuendo rispettivamente all’12,9%, al 14,4% e al 13,7% del fabbisogno elettrico complessivo. A fronte di questi dati, tutto sommato abbastanza modesti, scopriamo che gli impianti a carbone nel 2011 avevano prodotto oltre 38,3 milioni di tonnellate di CO2 che nel 2012 dovrebbero aver raggiunto circa 42,8 milioni di tonnellate e che ne 2013, malgrado il calo dei consumi, avrebbero superato 39,3 milioni di tonnellate, corrispondenti a oltre 1/3 di tutte le emissioni del sistema elettrico nazionale.
Il carbone è anche un grosso problema sanitario. Se si chiudessero tutte le centrali elettriche alimentate a carbone in Europa si eviterebbero oltre 18.200 morti ogni anno, si risparmierebbero 2.100.000 giorni di cure farmacologiche e fino a 42,8 miliardi di euro l’anno in costi sanitari, secondo quanto riferito dall’associazione europea Heal – Healt and Enviroment Alliance. Secondo il recente dossier “L’impatto sanitario del carbone – La funzione sociale del medico: promotore di salute e ambiente” ad esempio la chiusura dell’impianto di Vado ligure (secondo quanto scritto nel Decreto di Sequestro Preventivo dei gruppi a carbone della centrale termoelettrica di Vado Ligure, emesso da parte del Tribunale di Savona in data 11 marzo 2014) eviterebbe ogni anno mediamente: 86 ricoveri complessivi di bambini per patologie respiratorie e asma, 235 ricoveri complessivi di adulti (malattie cardiache più respiratorie) 48 morti tra gli adulti (malattie cardiache più respiratorie).
Le centrali a carbone oltre che gravemente dannose per la salute dei cittadini, il clima e l’ambiente risultano sempre più inutili anche per il sistema energetico nazionale, in forte overcapacity con gli impianti costretti a funzionare a scartamento ridotto o addirittura a stare fermi.
Del resto i dati sono chiari: in Italia ci sono oltre 125.000 MW di potenza installata con una disponibilità reale (al netto delle manutenzioni e dei fattori di indisponibilità) di oltre 78.700 MW a fronte di una domanda di punta è rimasta pressoché invariata e che non ha mai superato i 56.822 MW (massimo picco storico).
Nel frattempo, secondo Terna, “ad agosto le rinnovabili hanno generato il 48,9% dell’elettricità nazionale e coperto il 45,4% della richiesta elettrica” a riprova che del carbone non c’è più bisogno.
SPOT
Produzione: Don’t Movie con il supporto tecnico di WWF ricerche e progetti
Concept: Alessia Sacchetti e Giuliano Gaia
Attore: Michele Mostacci
Si ringrazia Invisible Studio. Per gli oggetti di fine Ottocento usati nel video si ringrazia il negozio Nipper di Milano (www.nipper.it) e Massimo Temporelli e lo spazio culturale Art in the City (www.artinthecitymilano.net) per l’ospitalità durante le riprese.