Il nostro futuro sul pianeta
Le immagini di Greta nel suo impermeabile giallo che manifesta davanti al parlamento svedese sono bene impresse nelle menti di tutti noi e sono diventate il simbolo della lotta al cambiamento climatico in ogni parte del globo. Come la zanzara di Ghandi, che per quanto piccola è capace di smuovere anche il più grosso degli uomini, è stata capace di innescare un movimento globale che ha forzato i cosiddetti “grandi” della Terra ad assumere impegni sempre più concreti per contenere l’aumento delle temperature entro limiti tollerabili per il nostro futuro sul pianeta.
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La perdita di natura
Quello che molte meno persone hanno in mente è l’altra faccia della medaglia, l’altra grande crisi del nostro tempo: la perdita di biodiversità, o meglio, la vera e propria estinzione di massa attualmente in corso (sì, proprio ad un ritmo simile a quello che ha portato alla scomparsa dei dinosauri 65 milioni di anni fa), causata – al pari della crisi climatica – dalle nostre azioni miopi sul pianeta, che sta mettendo a rischio l’immenso capitale di servizi che la natura ci mette ogni giorno a disposizione.
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E quello che spesso perdiamo di vista, nella nostra scarsa abitudine ad individuare connessioni tra ambiti apparentemente distinti, è il sottile filo che lega natura e clima, clima e natura, come evidenziato dal recente report congiunto di IPCC e IPBES, i due maggiori panel internazionali su questi temi. Sebbene il cambiamento climatico non sia ancora al primo posto tra le cause trainanti della perdita di biodiversità – tristemente preceduta da distruzione e degradazione degli habitat, oltre che dal sovrasfruttamento delle specie – sta assumendo un ruolo sempre più importante, che gli scienziati stimano possa diventare prevalente entro la fine del secolo.
Specie e habitat sempre più colpiti
Sul piano dell’immaginario, le scene di orsi polari in condizioni fisiche precarie che vagano sulla terraferma perché la banchisa – loro terreno di caccia naturale – è sempre più ridotta a causa dell’innalzamento delle temperature sono ben fisse nella nostra memoria, ma gli impatti del cambiamento climatico sulla biodiversità sono molteplici: piante e animali, habitat terrestri e marini, deserti e foreste tropicali, tutti sono messi alla prova dal cambiamento climatico, che modifica le condizioni ambientali di temperatura, concentrazione di ossigeno e vapore acqueo, frequenza degli incendi e di eventi meteorologici estremi, livello dei mari ed estensione dei ghiacciai. Tutto questo altera la struttura e il funzionamento di interi ecosistemi (quale la capacità delle grandi foreste tropicali di produrre ossigeno), le relazioni ecologiche tra le specie (a partire dal rapporto tra piante a fiore ed impollinatori), addirittura alterando le forze selettive a livello genetico, e ovviamente favorendo il diffondersi di patologie e zoonosi, e va ad esacerbare le altre pressioni, favorendo il diffondersi di specie aliene e il degrado degli habitat. Il 14% delle perdite di specie nell’ultimo secolo è stato attributo al cambiamento climatico.
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Climate Crisis Fund
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Quel filo invisibile fra clima e biodiversità
Riconoscere il filo invisibile che lega clima e biodiversità è quindi essenziale per vincere le sfide più grandi della nostra epoca, ancora più grandi della pandemia di COVID-19: e la natura stessa può rappresentare il nostro migliore alleato nella lotta al cambiamento climatico.