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Il nuovo modello agricolo europeo delude gli ambientalisti

“La proposta di Regolamento della PAC (Politica Agricola Comune) post 2020, presentata oggi dalla Commissione UE, non è solo una occasione persa per un utilizzo migliore dei fondi comunitari l’agricoltura ma rappresenta una promessa non mantenuta. La proposta…

La proposta di Regolamento della PAC (Politica Agricola Comune) post 2020, presentata oggi dalla Commissione UE, non è solo una occasione persa per un utilizzo migliore dei fondi comunitari l’agricoltura ma rappresenta una promessa non mantenuta. La proposta delude le aspettative di centinaia di migliaia di cittadini europei, che hanno chiesto una radicale riforma, affinché si promuovesse l’agricoltura sana, pulita ed equa. La natura e i paesaggi rurali non potranno sopravvivere a un altro decennio di agricoltura intensiva. È ora di cambiare rotta e fare della PAC uno dei motivi per cui i cittadini possano continuare a credere nel progetto politico dell’Unione Europea”
Commentano così le Associazioni della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura (Lipu, WWF, Legambiente, FAI, Federbio, ISDE, Associazione Agricoltura Biodinamica, Pro Natura e AIAB), sostenuta dalla Fondazione Cariplo, la proposta di nuovo Regolamento della PAC post 2020 presentata oggi.

Il documento tradisce le promesse annunciate nel corso di questi ultimi mesi dal Commissario europeo all’agricoltura, Hogan e dalla Commissione Europea, dopo la presentazione -il 29 novembre 2017- del documento “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”. Delusione anche per gli oltre 260.000 cittadini europei (33.000 italiani) che avevano partecipato alla consultazione pubblica indetta dalla stessa Commissione nella primavera 2017 e che chiedevano una riforma vera per un’agricoltura realmente sostenibile.
Il nuovo Regolamento, infatti, indebolisce gli impegni verso l’ambiente eliminando sul I pilastro le pratiche verdi “obbligatorie” (greening) e introducendo degli “interventi ecologici”, che potranno essere applicati su base volontaria, senza prevedere per essi una quota di budget dedicata (a differenza della quota minima del 30% attuale) e lasciando libera scelta agli Stati membri, che potranno anche stabilire le tipologie di pratiche da attuare a livello nazionale. Questo perché la riforma prevede una massiccia ri-nazionalizzazione con un ampliamento del potere decisionale dei singoli Stati membri che rischia, se non ben indirizzata, di indebolire la coerenza e l’efficacia delle politiche soprattutto in tema di sostenibilità.
Tutto ciò è aggravato da quanto previsto dal budget europeo che taglia i fondi alla PAC soprattutto nel comparto di sostegno allo sviluppo rurale (II Pilastro).
Il risultato sarà, quindi, un più che dimezzamento dei fondi dedicati all’ambiente.

La parola passa ora agli Stati membri e al Parlamento Europeo,che nei prossimi mesi dovranno analizzare ed emendare la proposta di Regolamento. Sarà quindi loro la responsabilità di rendere la futura PAC più coerente con le aspettative dei cittadini, garantendo la salvaguardia della biodiversità ed un adeguato sostegno ai modelli di agricoltura sostenibile, come l’agricoltura biologica e biodinamica, conservando i nostri paesaggi rurali.
 
 “L’agricoltura intensiva, anche in Europa, ha pesanti responsabilità nel concorrere all’inquinamento delle acque, al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità. Noi siamo convinti che l’agricoltura possa diventare una parte della soluzione per questi problemi, per questo però l’UE deve utilizzare le risorse PAC per promuovere la svolta ecologica in questa attività che presidia quasi la metà del territorio dell’Unione. La proposta di regolamento non va in questa direzione, per questo deve essere profondamente rivista!”, affermano le Associazioni italiane unite in #CambiamoAgricoltura. 

La Coalizione rivolge, quindi, un appello ai nostri parlamentari europei e chiedono al nuovo Ministro dell’Agricoltura in pectore, Gian Marco Centinaio, di affrontare questa sfida fondamentale per il futuro dell’Europa ma soprattutto del nostro Paese, la cui economia, i paesaggi e le comunità rurali sono ancora profondamente dipendenti da un’agricoltura sostenibile dal punto di vista economico, ambientale e sociale.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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