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Il Tar Lazio accoglie il ricorso contro la caccia nel Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise

Il Presidente del Tar Lazio ha accolto il ricorso delle Associazioni ENPA, LAC, LAV e WWF Italia con cui si chiedeva la sospensione dell’atto, approvato a fine settembre dal presidente della Regione Lazio, che autorizzava in maniera illegittima…

Il Presidente del Tar Lazio ha accolto il ricorso delle Associazioni ENPA, LAC, LAV e WWF Italia con cui si chiedeva la sospensione dell’atto, approvato a fine settembre dal presidente della Regione Lazio, che autorizzava in maniera illegittima e insensata “il prelievo venatorio nel versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e nelle zone Speciali di conservazione con presenza di Orso marsicano”.

A curare il ricorso è stato l’avvocato Valentina Stefutti, che aveva già evidenziato come la Regione Lazio non avesse richiesto l’obbligatorio parere a Ispra, il massimo organo di consulenza tecnico-scientifica che si era già raccomandato di “assicurare il divieto di caccia nell’area di protezione esterna del Parco d’Abruzzo, vista l’urgente necessità di tutelare il nucleo di esemplari di orso marsicano presente nella regione Lazio”.

Da oggi, quindi, nelle aree classificate come “contigue” al Parco d’Abruzzo nella parte laziale è vietata qualsiasi forma di caccia. ENPA, LAC, LAV e WWF Italia, oltre a vigilare con le proprie Guardie volontarie, hanno impugnato il calendario venatorio della regione Lazio con un ricorso che verrà discusso a breve.

In due mesi, però, la Regione Lazio ha inanellato tre provvedimenti che è difficile non definire una marcia indietro delle sue politiche ambientali.
Il primo è stato pubblicato nel BUR del 6 agosto e riguarda la presentazione delle candidature per i membri del Consiglio Direttivo di 12 aree protette del Lazio: la scadenza era fissata il 10 settembre e molte associazioni ambientaliste non sono nemmeno venute a conoscenza del bando. In passato il bando era preceduto da una diffusa interlocuzione che assicurava una qualificata partecipazione, cosa che in questo caso non è accaduta.
Il secondo è la proposta di legge 55/2018, che nella sua versione originaria contiene un attacco frontale alla credibilità e natura dei Piani di Assetto delle aree protette, strumento essenziale ed insostituibile di tutela. L’art. 3, infatti, modificando la LR 29/1997 prevede che l’approvazione dei Piani di Assetto venga operata dalla Giunta Regionale, escludendo il Consiglio e con la sola acquisizione – obbligatoria ma non vincolante – della Commissione consiliare competente.
Il terzo atto riguarda poi l’approvazione da parte della Giunta regionale di un calendario venatorio pieno di illegittimità, che ignora i pareri dell’Ispra sulle misure in materia di specie cacciabili, apertura, prolungamento della stagione venatoria e orari di caccia; viola la Direttiva Europea “Uccelli” e la legge 157/92.

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