L’associazione invita imprese, associazioni, stakeholders e le altre forme di aggregazione della società civile a partecipare con il loro contributo alla sfida per accompagnare la chiusura della centrale a carbone Federico II di Cerano e rilanciare la città pugliese.
Il WWF Italia nei giorni della COP24 sul clima lancia un laboratorio di idee e progettualità per trasformare la chiusura della centrale di Brindisi Sud in un’opportunità di rilancio dell’area dove oggi opera uno degli impianti a carbone più inquinanti d’Europa-la più grande centrale termoelettrica in Italia- e nel contempo disegnare un’idea di futuro che possa coinvolgere tutta la comunità.
La sfida della transizione giusta per Brindisi è rivolta a tutti: dalle aziende, alle università, agli stakeholders locali e ovviamente al mondo del lavoro, alle organizzazioni sindacali e a ogni forma di aggregazione della società civile interessata. Il WWF intende coinvolgere e offrire il lavoro e i risultati alle istituzioni nazionali e locali, cui spetta il compito di programmare e gestire una transizione giusta con una visione sistemica, all’Enel, proprietaria della centrale e dell’area.
La strategia energetica nazionale del 2017 ha annunciato l’intento di giungere alla dismissione completa della generazione a carbone in Italia entro il 2025. Una decisione in linea con gli obiettivi degli Accordi di Parigi, le politiche europee e i piani di dismissione di altri paesi. In molti hanno dichiarato l’impegno a uscire dal carbone prima o entro il 2030 tra cui Francia, Olanda, Canada, Messico, Danimarca, Portogallo, Svezia, Finlandia per un totale di 47 paesi al mondo.
La chiusura delle centrali a carbone è un passaggio obbligato e urgente dei sistemi di produzione di energia elettrica, visto che le emissioni di CO2 degli impianti a carbone sono incompatibili con gli sforzi di salvaguardia del pianeta dai cambiamenti climatici.
La riforma dei sistemi energetici e la decarbonizzazione delle nostre economie è un processo di rinnovamento tecnologico, economico e sociale all’interno del quale, più che di chiusure, si parla di nuove opportunità, tecnologie e soluzioni innovative nelle fonti rinnovabili, nell’efficienza energetica, nei nuovi materiali e nei cicli di vita dei prodotti.
In questo contesto non serve più solo ragionare sulle date di chiusura di una centrale dal destino inevitabile, quanto piuttosto diventa importante concentrarsi su come accompagnare la chiusura e come sfruttare le opportunità di conversione in un territorio ricco di potenziale.
L’uscita dal carbone, non solo rappresenta un elemento fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici, ma può essere una importantissima opportunità di benessere legata allo sviluppo sostenibile dal punto di vista ambientale: chiudere le centrali a carbone non deve significare mettere a rischio posti di lavoro.
Ecco perché il WWF propone che il percorso di chiusura della Federico II diventi un’occasione per inaugurare un confronto di idee sul futuro della città e il suo territorio.
Idee che, partendo dal sito di Cerano, possono estendersi a comprendere l’area industriale di Brindisi, i terreni agricoli attorno ai siti industriali e i 20 km di costa che da Brindisi portano a Torre San Gennaro.
Dalle idee si formeranno progetti, da cui nasceranno le soluzioni per l’aggiornamento delle attività industriali e dei processi produttivi, che nei prossimi anni si confronteranno in maniera sempre più vincolante con la sostenibilità.
Una parte significativa degli impianti produttivi dell’area di Brindisi, non solo la Federico II, è compresa nel perimetro della direttiva europea sull’Emission Trading*.
E proprio l’articolo 10 della Direttiva ETS 2003/87/CE prevede che gli Stati membri possano utilizzare i proventi della vendita dei permessi per promuovere “la creazione di competenze e il ricollocamento dei lavoratori al fine di contribuire a una transizione equa verso un’economia a basse emissioni di carbonio, in particolare nelle regioni maggiormente interessate dalla transizione occupazionale, in stretto coordinamento con le parti sociali”. La stima di gettito dell’emission trading per l’Italia da qui al 2030 si aggira a circa 1,5 miliardi anno.
Con il progetto “Brindisi adesso futuro” il WWF vuole proporre Brindisi come un modello di rivincita a livello globale. La chiusura della centrale Federico II rappresenta solo una premessa alla quale dovrà seguire un percorso di conversione economica e industriale.
Il programma di lavoro prevede una prima fase di consultazione con associazioni, imprese, sindacati, enti locali ed istituzioni per raccogliere le loro idee, suggerimenti e contributi sulla traccia di alcuni spunti progettuali già emersi dal territorio e che sono sinteticamente presentati nel documento di consultazione del WWF in cinque dimensioni: 1) la vocazione industriale, 2) un distretto per le rinnovabili, 3) la vocazione agricola, 4) la vocazione turistica e 5) bioenergia e trasporti.
Le dimensioni scelte verranno modificate, cambiate, annullate o arricchite dai contributi della consultazione. Qualche idea verrà abbandonata nel percorso e nuove idee e proposte emergeranno. Progressivamente le idee prenderanno la forma di progetto.
Si vogliono far emergere i punti di forza del percorso intrapreso, valutare alternative, criticità e opzioni, informare la comunità rispetto ai progetti e ai percorsi già in atto, individuare possibili portatori di interesse per le diverse opzioni o anche semplicemente lanciare una piattaforma di nuove idee e aspirazioni.
Il WWF invita quanti intendono partecipare a questa prima fase di raccolta di idee ad accreditarsi e compilare il form. Gli enti registrati riceveranno un questionario da poter compilare con i propri contributi entro il 18 febbraio 2019.
Parallelamente, il WWF chiederà alle istituzioni locali, regionali e nazionali di essere coinvolte nel processo e trarne spunto e beneficio per azioni di governo del processo e della transizione.
*Un meccanismo di mercato che impone alle aziende dei maggiori settori produttivi di acquistare sul mercato europeo i permessi di emissione rilasciati in quantità decrescente, anno dopo anno, al fine di rispettare il vincolo europeo di riduzione delle emissioni industriali del 43% al 2030 rispetto al 2005.