A differenza di quanto inizialmente ritenuto e preannunciato, al punto che il WWF si era espresso favorevolmente sugli orientamenti del governo, il provvedimento sull’ILVA di Taranto approvato dal Consiglio dei ministri ieri sera lascia l’amaro in bocca.
Due erano le richieste avanzate dal WWF relative alla conferma di un commissario ad acta per gli interventi ambientali e un’altra sulla possibilità di utilizzare fondi per gli interventi ambientali indipendentemente dal piano industriale.
Il Governo ha ritenuto invece di non confermare l’istituto del Commissario ad acta per l’ambiente e inoltre di anticipare finanziariamente gli interventi ambientali senza utilizzare, come invece sarebbe possibile fare, i fondi sequestrati alla famiglia Riva.
Questo significa quindi non avere una persona prioritariamente dedicata al risanamento, che da un punto di vista valoriale nell’interesse della incolumità pubblica dovrebbe venire prima dei processi produttivi, e significa anche che non aver applicato, da parte della proprietà degli stabilimenti, le misure ambientali prescritte è valutata come cosa di poco conto.
La politica sull’intervento dell’ILVA che poteva fare un deciso passo in avanti in parallelo alla azione di responsabilità avviata dalla magistratura si impantana quindi ora in una logica già vista di un commissariamento dove lo stato anticipa i soldi, nel nome di un interesse occupazionale e economico, dove la parte ambientale sembra recessiva e dove il risanamento per le attività pregresse non viene assunto come un’ improrogabile necessità a presupposto del proseguo delle attività stesse con modalità differenti.
