Le Guardie Venatorie Volontarie dovranno indossare giubbino e copricapo ad alta visibilità.
Introdotto anche l’utilizzo di visore notturno nella caccia al cinghiale, attività che sarà consentita tutto l’anno!
Poche Leggi hanno subito tante modifiche quanto la Legge regionale 26/93 “Norme per la protezione della fauna selvatica e per la tutela dell’equilibrio ambientale e disciplina dell’attività venatoria”. Uno stillicidio annuale per allargare sempre più le maglie della protezione della fauna selvatica a favore dei cacciatori.
Tra le nuove modifiche approvate dalla Commissione VIII che andranno in aula il 12 maggio prossimo spicca per assurdità l’obbligo per le Guardie Venatorie Volontarie di indossare un giubbino e copricapo ad alta visibilità: un chiaro regalo ai bracconieri.
Immaginare un guardiacaccia visibile come un catarifrangente, che cerca di sorprendere uno dei tanti bracconieri che abbatte specie protette o usa mezzi vietati, sembra più una barzelletta che un atto legislativo di un paese serio. A meno che la scusa sia una norma a vantaggio della sicurezza (dei soli agenti venatori volontari?), perché in tal senso in molte nazioni l’indumento ad alta visibilità è imposto allora ai cacciatori, non certo ai guardiacaccia: negli Stati Uniti ad esempio il vestiario ad alta visibilità è obbligatorio in quasi tutte le forme di caccia, tanto da essere definito “Hunting Orange”. Dobbiamo forse pensare che i cacciatori lombardi potrebbero sparare, per errore sia ben inteso, alle guardie venatorie volontarie?
Nel momento in cui l’Italia, sulla spinta della procedura d’infrazione Eu-Pilot attivata dalla Commissione europea per la grave situazione del bracconaggio nel nostro paese, ha approvato il Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, la Regione Lombardia con l’approvazione di questa modifica incredibile in realtà andrebbe ad indebolire l’attività delle Guardie venatorie volontarie che, come vedremo dai dati che seguono, è vitale per la lotta al bracconaggio.
Secondo lo studio redatto da Birdlife International l’Italia ha il triste record dei paesi che affacciano sul Mediterraneo con fino a 8 milioni di uccelli uccisi illegalmente: solo l’Egitto fa peggio di noi.
Se la Lombardia, secondo l’analisi del CABS, si guadagna ogni anno la maglia nera del bracconaggio, con il 31% dei reati venatori commessi in Italia, il lavoro svolto delle Guardie venatorie volontarie è alla base del 35% di tutte le persone denunciate per atti di bracconaggio.
In Lombardia le Guardie Venatorie WWF e di Legambiente nel 2019 hanno sorpreso oltre 61 cacciatori che commettevano illeciti penali; in alcune aree della regione i volontari denunciano più bracconieri rispetto alle Forze istituzionali territorialmente preposte.
Oltretutto le Guardie Giurate Volontarie, che ricordiamo sono Pubblici Ufficiali e a seconda dei pareri delle Procure della Repubblica anche Agenti di Polizia Giudiziaria, indossano abbigliamento uniformato proprio al fine di essere riconoscibili, e i Prefetti approvano le divise e/o i distintivi ai sensi del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza. Appare pertanto illegittimo che la Regione obblighi ad indossare abbigliamento di comune utilizzo che potrebbe sì generare confusione ed essere addirittura utilizzato da persone prive di Decreto di Guardia Giurata.
La vigilanza venatoria volontaria non è solo svolta dalle associazioni ambientaliste ma anche dalle associazioni venatorie e degli agricoltori che hanno appreso anch’esse con stupore della modifica proposta. Pare con alcuni distinguo, dal momento che alcune associazioni a parole sono contro al bracconaggio ma nei fatti strizzano l’occhio ai tanti cacciatori che purtroppo ancora abbattono specie protette ed utilizzano mezzi vietati di caccia.
La Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, in un documento del 17 luglio 2018, scriveva “La posizione delle Associazioni venatorie in materia di bracconaggio è chiara, intende contrastare il fenomeno attraverso lo strumento più efficace, cioè la vigilanza. Ogni strategia di tutela dell’ambiente non può essere efficace se non accompagnata da questo strumento, per la prevenzione e la repressione delle infrazioni. Di ciò il mondo venatorio italiano è pienamente consapevole e si adopera da lungo tempo in quest’attività, anche attraverso le proprie Guardie di Vigilanza Volontaria, circa 4.500 unità nel 2016.”
Vedremo nelle prossime ore se le Associazioni venatorie lombarde faranno sentire la loro voce o se certi proclami sono solo parole al vento.
Altra modifica che la regione Lombardia si appresta a votare è l’uso di dispositivi per la visione notturna nella caccia di selezione al cinghiale, mezzi di caccia che non sono compresi fra quelli consentiti tassativamente dall’art. 13 della Legge n.157/92.
Sul tema la Suprema Corte di Cassazione Penale si è espressa chiaramente con una sentenza (Num. 48459 Anno 2015 Presidente: Franco Amedeo Relatore: Rosi Elisabetta, Data Udienza 27/10/2015) stabilendo che “come correttamente rilevato dal giudice di merito, si devono ritenere vietati non solo i mezzi diretti ad abbattere la fauna selvatica diversi da quelli specificatamente ammessi, ma anche tutti quegli strumenti accessori che il detentore abbia aggiunto all’arma per renderla funzionalmente più idonea all’attività di caccia. In considerazione di ciò, il Collegio rileva che il giudice di merito, ha correttamente ritenuto sussistente la responsabilità degli imputati per il reato di cui all’art. 30, c. 1, lett. h), della legge n. 157 del 1992, atteso che gli stessi sono stati trovati in possesso di una carabina sulla quale era stato montato stabilmente un visore notturno diretto all’individuazione degli animali al buio.” Questa modifica quindi vorrebbe rendere legale ciò che è addirittura una violazione penale alla Legge Statale 157/92.
Per finire, un’altra modifica della Legge regionale consentirà la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l’anno, in palese contrasto con il periodo di caccia previsto dalla Legge nazionale, cosa ben diversa da piani di controllo effettuati da Agenti di polizia Giudiziaria e conduttori autorizzati dei fondi. A fronte di una netta diminuzione degli agenti preposti alla vigilanza venatoria, la possibilità di caccia durante tutto l’anno porterà ad un aumento esponenziale del bracconaggio e del disturbo della fauna selvatica.