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In Sardegna e Abruzzo le associazioni contro i calendari venatori

Le associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra e Lipu sono deluse dall’esito della riunione del comitato regionale faunistico, che ha deliberato sul calendario venatorio 2018/19 in Sardegna.   La stesura del calendario relativo alla prossima stagione di caccia nell’isola…

Le associazioni ambientaliste Wwf, Italia Nostra e Lipu sono deluse dall’esito della riunione del comitato regionale faunistico, che ha deliberato sul calendario venatorio 2018/19 in Sardegna.
 
La stesura del calendario relativo alla prossima stagione di caccia nell’isola “vede disattese tutte le richieste dell’ISPRA e dello stesso Ministero Ambiente, a cui è affidata la competenza in materia di tutela ambientale in via esclusiva dallo Stato, come recita l’art.117, secondo comma, lettera s della Costituzione”, affermano le tre associazioni ambientaliste, che valuteranno la possibilità di un ricorso al TAR sul calendario venatorio 2018/19.
 
“Dopo una prima riunione interlocutoria del comitato faunistico, si attendevano le indicazioni dell’ISPRA per prendere la decisione definitiva, ma nessuna delle richieste e indicazioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale è stata presa in considerazione, a cominciare dall’esclusione della preapertura alla tortora- spiegano le delegazioni sarde delle associazioni-. Quello che è grave è che anche il Ministero dell’Ambiente si era espresso per la chiusura a causa di assenza di un piano di gestione della specie, o meglio di un piano di azione europeo che a tutt’oggi non esiste, tenendo conto che si tratta di una specie classificata SPEC 1, minacciata a livello mondiale”.
 
Sulla caccia alla selvaggina nobile stanziale, se è vero che è in corso uno studio dell’Università di Sassari sulla pernice sarda in aree protette (che comunque non è stato ancora ufficializzato), WWF, Lipu e Italia Nostra esprimono perplessità sul prelievo venatorio a questa specie, in considerazione del fatto che comunque il lavoro di censimento per avere dati più esaustivi sullo status e dinamica della popolazione andrebbe esteso alle aree libere.
Resta grave la criticità della lepre, di cui la stessa ISPRA ne sconsiglia il prelievo perché non esiste ad oggi un piano di gestione della specie, in forte sofferenza in diverse parti del territorio isolano. Mancano dati precisi: solo una minima parte dei comuni della Sardegna ha presentato i database contenenti il prelievo venatorio.
 
Fra le richieste ISPRA c’era quella di chiudere la caccia alla quaglia il 31 ottobre, poiché la specie sta soffrendo un declino a livello europeo, ma che è stata disattesa dato che la caccia sarà consentita fino al 30 dicembre. Anche la richiesta per la chiusura della caccia alla beccaccia al 31 dicembre-e in subordine al 10 gennaio nell’eventualità di una pianificazione del prelievo attraverso l’invio dei dati dei tesserini venatori allo stesso ISPRA- non è stata seguita nella pianificazione del calendario, così come quella sul prelievo dell’avifauna acquatica. L’ISPRA consigliava di chiuderla il 20 gennaio, ma il calendario venatorio l’ha prevista al 31 gennaio. Stessa scelta è stata fatta per la caccia ai turdidi, per cui la regione si è avvalsa della facoltà di utilizzare la decade di sovrapposizione e spostare la caccia al 31 gennaio.
“Questa- secondo le associazioni ambientaliste– è una pratica di cui si abusa”.
 
WWF, Italia Nostra e Lipu sono ancora in attesa che in Sardegna venga varato il Piano Faunistico regionale e si augurano che entro la fine della legislatura si concluda l’iter istitutivo di un provvedimento indispensabile per la gestione della fauna sarda. Sul Comitato Regionale Faunistico, poi, le associazioni evidenziano la disparità in sede di votazione fra ambientalisti (tre membri) e mondo venatorio (20 membri sono cacciatori) su un totale di 23 componenti.

Anche in Abruzzo il WWF ha inviato questa mattina alla Regione le proprie osservazioni sul calendario venatorio per la stagione 2018/19, che ha reso pubbliche con un comunicato stampa

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