Pandanews

Brucia la Sardegna

Per fermare gli incendi è necessario punire i colpevoli e agire con un Piano di prevenzione. Ecco tutte le misure urgenti da realizzare secondo il WWF

Anche quest’anno sempre più ettari colpiti dalle fiamme

Come ogni anno, l’isola brucia. In Sardegna si fanno i conti degli ettari colpiti dalle fiamme, delle attività economiche piegate dal fuoco, dei beni materiali – e non solo – andati in fumo. Difficile fare una stima della biodiversità bruciata viva, perché in pochi attimi le fiamme possono cancellare organismi d’ogni genere, grandi e piccoli. Le conseguenze dureranno anni e non sempre le ferite saranno rimarginate, anche solo parzialmente. Quello che appare alla vista è infatti solo una parte del disastro, molto resta sotto la cenere o è stato spazzato via dal vento. È ormai acclarato che gli incendi vengono appiccati da criminali in cerca di interessi, vendette, vantaggi – la maggioranza – o da sciagurati che non rispettano le minime norme di convivenza civile.

Agire con un Piano di Prevenzione

Su questo, si è detto e si è scritto molto, ribadirlo è giusto, ma occorre andare oltre.  Perché se si conoscono le cause, vanno attivate le soluzioni. E non bisogna dimenticare l’aggravante della crisi climatica, che con le temperature infernali di quest’estate, hanno confermato quello che è chiaro da anni, cioè il ripetersi di condizioni e degli eventi estremi. Come ricordano gli esperti di clima, in futuro ci saranno più incendi e più superficie bruciata. Insomma lo scenario è preoccupante, eppure molto si dovrebbe e potrebbe fare. Non durante l’emergenza, quando ormai il danno è fatto, ma prima, quando c’è il tempo utile per pianificare interventi di breve e medio periodo. E con investimenti certamente inferiori rispetto a quelli che sono stati e verranno impegnati dopo i disastri provocati dal fuoco.

Per il WWF, sono quindi necessarie alcune azioni fondamentali. Da quelle più elementari, cioè che dovrebbero rientrare nella norma, quali:

  • La certezza della pena per chi appicca il fuoco, responsabile quindi della distruzione di territorio, paesaggi, attività economiche
  • L’aggiornamento del catasto delle zone percorse dal fuoco e il rispetto delle norme che vietano la caccia e il pascolo (per 10 anni)
  • Il potenziamento di mezzi e personale per la prevenzione, il controllo e per le attività di spegnimento
  • Il rafforzamento del coordinamento che ha la responsabilità in materia, sia nella parte prevenzione, controllo, ma anche in quella investigativa
  • Una campagna informativa e di sensibilizzazione capillare, per illustrare i danni prodotti dagli incendi.

A queste si devono aggiungere altre misure urgenti, come:

  • Un piano di prevenzione multisettoriale e con una mappatura delle aree prioritarie a livello ambientale e quelle più a rischio per eventi estremi (già individuate)
  • Il rafforzamento dei mezzi di intervento, con localizzazione funzionale nelle aree più vulnerabili e di maggior valore naturalistico (come i parchi naturali). In coordinamento tra Ministero e Regione.
  • L’istituzione delle aree protette previste dalla legge regionale (n. 31 del 1989), quali luoghi da presidiare con mezzi, uomini e risorse. Oltre ovviamente a sostenere quelle già istituite.
  • La creazione di una task force di esperti in scienze naturali e di restauro ambientale a disposizione degli uffici regionali preposti, che producano piani mirati per favorire il recupero naturale dei luoghi bruciati ed effettuino verifiche preventive su eventuali progetti di rimboschimento o interventi simili (spesso inutili se non dannosi).
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