Potenziare e rendere efficace il sistema di prevenzione e di pronto intervento a Castel Fusano e su tutte le aree minacciate della Riserva Litorale Romano. E’ quanto chiede il WWF Litorale Romano in una lettera aperta inviata a Comune di Roma (Assessore alla Sostenibilità Ambientale Giuseppina Montanari, Responsabile Ufficio Tutela Ambientale e Diritti degli Animali Rosalba Matassa), Ministero dell’Ambiente (Presidente e membri tutti della Commissione per la Riserva Naturale Statale Litorale Romano) e alla Regione Lazio (Commissario straordinario per la Riserva, Vito Consoli).
“Dopo l’incendio del 2000 – si legge nella lettera firmata dalla Vice Presidente WWF Litorale, Maria Gabriella Villani – si era organizzato un piano antincendio che coinvolgendo Protezione Civile di Roma e Corpo Forestale dello Stato, in questi 17 anni, ha abbastanza protetto il territorio. Alla prima segnalazione di fumo rilevata sui monitor, intervenendo con tempestività da terra, si riusciva a limitare il danno tant’è che solo poche volte era stato necessario l’intervento del Canadair. Era stata addirittura allestita una vasca per il rifornimento più veloce degli elicotteri, che ultimamente giace in stato di abbandono (e l’elicottero che nel periodo critico stazionava in zona non si è più visto). Il WWF chiede che sia data primaria attenzione alla prevenzione e al pronto intervento. Prevenzione significa monitoraggio continuo, h 24, velocità di intervento, il che implica disponibilità di mezzi adeguati, magari anche piccoli che possono penetrare lungo i sentieri, significa quindi manutenzione dei percorsi interni per garantire l’accesso ai mezzi di pronto intervento. Significa avere una squadra di persone preparate e ben coordinate, significa seguire le previsioni meteo per capire quali siano i momenti di massima allerta in relazione alle temperature e alla forza del vento. Ma anche un sistema di video sorveglianza in grado di individuare per tempo gli individui malintenzionati”.
Il WWF chiede che per avviare le azioni di ripristino ambientale vengano consultati anche gli specialisti che furono nominati dopo l’incendio del 2000 (esperti delle Università della Sapienza e della Tuscia) che, forti anche dell’esperienza di studio maturata, possano dare il loro contributo circa le migliori modalità di intervento.
“In queste aree bruciate a luglio 2008 il WWF aveva organizzato con i propri volontari, nel 2009 e 2010, un’operazione di raccolta e successiva semina di ghiande dal titolo “Operazione Ghiandaia”. Riteniamo che tale intervento possa essere nuovamente organizzato” scrive l’Associazione, che conclude invitando le istituzioni preposte a fare attenzione alle modalità di ripristino. “In questi anni abbiamo osservato che numerosissimi pinoli germogliati spontaneamente dopo l’incendio del 2000, protetti dalla recinzione allestita intorno alle aree incendiate, sono diventati alberi alti oltre 12 metri, Hanno avuto il tempo di diventare alberi, mentre gli alberelli di pino piantati a ridosso delle strade interne alla pineta sono cresciuti molto più lentamente”.