SI al biodistretto per la salute
I pesticidi, che durante i trattamenti delle colture si disperdono nell’ambiente fino all’interno delle case dove si accumulano nella polvere, creano una condizione di esposizione cronica che può ridurre l’efficienza del sistema di riparazione del DNA. L’esposizione ai pesticidi, quindi, può a lungo termine contribuire, insieme ad altri fattori individuali, ad aumentare il rischio di tumori. Sono queste le conclusioni di un monitoraggio biologico realizzato nella Val di Non con l’obiettivo di valutare l’esposizione ambientale dei residenti ai pesticidi, durante i trattamenti fitosanitari.
Lo studio in Val di Non
Lo studio, condotto dalla dottoressa Renata Alleva, ha coinvolto 33 residenti, nessuno dei quali agricoltore, le cui abitazioni sono in tre diverse zone tutte a ridosso dei meleti (a 100 metri di distanza circa). L’esposizione dei residenti è stata verificata sia con un monitoraggio ambientale (presenza di pesticidi nell’aria e nella polvere all’esterno e nella polvere raccolta all’interno delle abitazioni), sia attraverso l’analisi delle urine.
Questa ricerca ha evidenziato la presenza di un cocktail di 18 diversi pesticidi, tra cui molti fungicidi, mentre due insetticidi (Boscalid e Clorpirifos) sono risultati presenti all’esterno delle case. Durante il periodo dei trattamenti ai meleti il danno al DNA aumenta proporzionalmente all’intensità (è quindi maggiore nel periodo di alta esposizione), mentre non si evidenzia danno nei periodi di assenza di trattamenti. Lo studio ha inoltre evidenziato che i residenti presentano una bassa attività degli enzimi deputati a riparare il danno al DNA.
Il referendum in Trentino
La creazione del Biodistretto in Trentino, per cui si voterà al referendum di domenica 26 settembre, può essere la risposta a questi problemi nella Provincia autonoma di Trento: si tratta di uno strumento utile ad attuare una politica di prevenzione, finanziando e sostenendo i produttori biologici, riconoscendo il loro ruolo di custodia del territorio e tutela della biodiversità e per sensibilizzare la popolazione al consumo di prodotti biologici, almeno quelli più a rischio di presenza residuale di pesticidi (non solo mele, ma anche fragole, pesche albicocche, cavolfiori).
La presenza del Biodistretto sarà utile a far crescere la consapevolezza che la produzione del cibo che consumiamo ogni giorno, se fatta con l’uso di pesticidi, causa un impatto ambientale le cui conseguenze sono enormi in termini di costi sanitari, considerando tutte le patologie, oggi in aumento, strettamente legate all’ambiente contaminato ed alla bassa qualità del cibo che consumiamo.