Soluzioni in grado di difendere la biodiversità, in particolare i grandi carnivori, e le attività economiche come l’allevamento, esistono e funzionano. Lo dimostrano i risultati positivi ottenuti a tutela dell’orso bruno dal progetto europeo LIFE Arctos che ha realizzato in questi ultimi 4 anni una grande opera di prevenzione attraverso l’installazione di oltre 500 recinti per difendere le greggi tra le Alpi e gli Appennini e raccontati del documentario “Insieme per l’orso” , realizzato dal WWF nell’ambito del progetto.
I risultati delle attività portate avanti dal Progetto LIFE Arctos dimostrano che la prevenzione con uso delle recinzioni, l’uso di cani da guardiania, la sorveglianza delle greggi sono la strada da intraprendere per una sana e responsabile gestione del conflitto diretto con i grandi carnivori e che le politiche di indennizzo devono necessariamente tenerne conto. Il WWF si augura che questi dati rappresentino un incentivo anche per i paesi confinanti, come la Svizzera, dove in questi giorni ha trovato rifugio l’orso denominato M25 proveniente dal Trentino Alto Adige che in territorio elvetico però rischia la vita.
A questo proposito il WWF Svizzera ha lanciato una petizione alle autorità svizzere : In Italia, come ovunque nel mondo, il conflitto tra grandi carnivori e attività umane, in particolare quelle zootecniche, costituisce la più importante ragione delle continue persecuzioni dell’uomo nei loro riguardi e rappresenta pertanto una delle principali, se non in alcuni casi la principale, minaccia per la conservazione di queste specie nel lungo periodo.
“In Italia, i circa 200 recinti elettrificati salva-orso installati nel solo Appennino grazie al progetto LIFE Arctos hanno ridotto dell’80% i danni denunciati da parte di quegli agricoltori e allevatori che ne stanno facendo uso”, ricorda Dante Caserta, Presidente del WWF Italia presentando in anteprima PER IL WEB il documentario che riassume le tante attività e l’impegno che il progetto LIFE Arctos sta dedicando all’Orso e alle iniziative strategiche per salvare le due popolazioni italiane di orso bruno residue sulle Alpi e sugli Appennini. Realizzato dal WWF Italia con la regia di Alessandro Di Federico, che ha impiegato oltre 2 anni di riprese, il filmato mostra con splendide immagini diversi esemplari di Orso bruno ripresi nel proprio territorio della popolazione alpina e appenninica, tra cui ben 18 orsi marsicani, praticamente un terzo circa della popolazione appenninica stimata. Il valore aggiunto del documentario e- dato anche dalle numerose testimonianze di agricoltori, allevatori, forestali, amministratori locali, esperti di fauna e partner del progetto che raccontano in prima persona l-efficacia delle ricette salva/orso. In particolare, le riprese di Orso sono state condotte con la massima cautela in maniera da non invadere il loro campo di azione, grazie ad una sofisticata attrezzatura in grado di riprendere gli animali anche a chilometri di distanza: è stato così possibile documentare a distanza, dall’area di sosta della Camosciara, nel comune di Civitella Alfedena, una femmina di Orso marsicano seguita dai suoi due cuccioli mentre perlustra il Monte Mattone, uno dei più suggestivi paesaggi del Parco nazionale d’Abruzzo.
Necessario l’impegno delle istituzioni
“Quella dell’Orso bruno marsicano”, continua Dante Caserta, “è una popolazione che oramai sopravvive solo nell’appennino centrale, in un territorio compreso tra Lazio, Abruzzo, Marche e Molise, più che altro concentrata all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Si tratta di un animale unico al mondo, una popolazione ben distinta da tutte le altre, con sue proprie caratteristiche morfologiche e comportamentali e sempre più a rischio di estinzione senza un intervento immediato delle Autorità che gestiscono questo territorio sulle minacce oggi rappresentate anche dalla diffusione di malattie infettive. È di sole poche settimane fa la morte di una giovane orsa a causa della tubercolosi, una situazione di pericolo per la quale ci attendiamo che anche il Ministero della Salute faccia la sua parte. Questa morte, infatti, rappresenta un danno incalcolabile per la popolazione appenninica, una perdita causata dal mancato intervento tempestivo in presenza di acclarate patologie infettive. L’orso marsicano, come tutte le specie più a rischio del nostro paese, ha bisogno di decisioni rapide, tra cui la chiusura dei pascoli a rischio e l’adozione di piani di controllo straordinario degli allevamenti e della fauna selvatica. Tra le altre gravissime minacce finora sottovalutate ancora persiste la diffusione di bocconi avvelenati, una forma di bracconaggio pericolosa per l’intera catena alimentare della fauna selvatica, così come sono presenti diverse infrastrutture realizzate e in progetto che riducono l’areale dell’Orso”.
Discorso a parte merita l’attività venatoria sulla quale il WWF confida nei passi che si stanno intraprendendo , per arrivare a controllare e regolamentare strettamente quelle forme di caccia, come la braccata, pericolose per l’Orso, creando con i cacciatori quei momenti di confronto e di crescita culturale; un esempio in questo senso sembra essere il nuovo accordo siglato ieri dal Ministro dell’Ambiente Galletti con le associazione venatorie a cui devono seguire azioni ed impegni concreti.