Invece di perseguire inquinatori e bracconieri, il Consiglio regionale del Veneto approva una legge che punisce severamente chi “disturba l’esercizio dell’attività venatoria o piscatoria“ o reca “molestie agli esercenti l’attività di caccia o di pesca”. Ora, dopo la lettera delle associazioni – WWF, Enpa LAV LAC e LIPU – e l’impugnazione della legge da parte del Governo, la Corte Costituzionale boccia definitivamente, perché incostituzionale, il provvedimento della Regione Veneto 17/1/2017 n. 1 (“norme in materia di disturbo all’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria …”) che puniva con la sanzione amministrativa da 600 a 3.600 euro chi “con lo scopo di impedire intenzionalmente l’esercizio dell’attività venatoria e piscatoria, ponga in essere atti di ostruzionismo o di disturbo dai quali possa essere turbata o interrotta la regolare attività di caccia o pesca o rechi molestie ai cacciatori o ai pescatori nel corso delle loro attività”.
“Invece di punire i bracconieri – nel “Piano nazionale per la lotta al bracconaggio” il Parco del Delta del Po viene individuato come “black spot” – la Regione Veneto cerca di punire chi causa ‘disturbo venatorio’. Una norma assurda e palesemente incostituzionale che bene ha fatto la Consulta a fermare” sottolinea il WWF.
Nella lettera inviata nel marzo 2017 al premier Gentiloni e ai ministri dell’Ambiente, Politiche agricole e Affari regionali, le Associazioni scrivevano: “Questa norma rappresenta un’ ingiustificabile ed illegittima limitazione ai diritti costituzionalmente garantiti a tutti i cittadini , comprese la libertà d’uso del territorio, anche nella propria proprietà. Libertà e diritti che vengono illegittimamente compressi e violati in favore di attività che sono, senza dubbio alcuno, di rango inferiore rispetto al diritto di proprietà, di muoversi liberamente nel territorio italiano, di manifestare liberamente il proprio pensiero, di tutela dell’ambiente e degli ecosistemi, in cui viene ricompresa anche la tutela della fauna selvatica”.
Un anno fa era stata anche bocciata sempre dalla Corte Costituzionale (con sentenza n.174 del 13 luglio 2017), la legge del Veneto n.18 del 27 giugno 2016 che prevedeva il ”nomadismo venatorio ” e altre disposizioni in favore dei cacciatori, in violazione della legge nazionale e dei principi costituzionali sulla “tutela dell’ambiente e della fauna selvatica”