La deforestazione globale, uno dei principali fattori che contribuiscono alla crisi climatica, continua senza sosta. Il WWF ha registrato un aumento del 21% della perdita di foreste fino al 2022, con la scomparsa di ben 6,6 milioni di ettari di area forestale. Questo dato allarmante mette in ombra gli obiettivi di deforestazione stabiliti alla conferenza sul Clima COP26 del 2021, che miravano a fermare la deforestazione entro il 2030. Dal 2023 arrivano però alcune prime buone notizie.
La situazione nella foresta Amazzonica
TerraBrasilis, piattaforma sviluppata dall’unità di ricerca del Ministero brasiliano della Scienza, della Tecnologia e delle Innovazioni (INPE), ha rilevato che nel corso del 2023 il tasso di deforestazione si è quasi dimezzato in Amazzonia rispetto al 2022 (7.665 km2 contro 12.695 km2). Il monitoraggio satellitare ha quindi evidenziato un trend “positivo”, confermando quello dello scorso maggio che aveva mostrato come nei primi mesi del 2023 c’era stato un calo del 64% nell’area deforestata rispetto allo stesso periodo del 2022. L’anno appena concluso ha quindi portato alcune vittorie dal punto di vista ambientale in Amazzonia.
Grande allarme per il Cerrado
Nel Cerrado, regione di savana tropicale pari circa al 20% della superficie del Brasile, la situazione è decisamente più allarmante. Sempre secondo TerraBrasilis, inel 2023 sono stati persi in totale 11.011 km2, superando quindi i 10.688 km2 persi nel 2022 e fino al 15% superiori anche alla media storica
Inoltre, i valori potrebbero essere sottostimati a causa della copertura nuvolosa che è rimasta ben al di sopra della media negli ultimi quattro mesi. Circa l’80% delle segnalazioni di deforestazione si è verificato nelle aree di MATOPIBA (Stati di Maranhão, Tocantins, Piauí e Bahia), una regione considerata la principale frontiera dell’espansione agricola in Brasile e uno dei principali fronti di distruzione degli ecosistemi nel mondo. Le principali cause sono legate alle attività agricole, come coltivazioni di soia e allevamento di bestiame.
“Solo tra gennaio e aprile, il Cerrado ha perso 2.133 km². Purtroppo, questo numero si inserisce in un contesto di distruzione continua e crescente che si sta verificando da molto tempo. Questa devastazione ha già consumato metà del bioma, che è fortemente pressato dalle attività agricole”, afferma Edegar de Oliveira, direttore del programma di Conservazione degli ecosistemi e restotation del WWF-Brasile.
L’attenzione per l’Amazzonia deve sempre essere alta, ma non possiamo dimenticare che i principali bacini fluviali del Paese hanno origine nel Cerrado. “La deforestazione minaccia la sicurezza idrica delle grandi città e soprattutto del settore agricolo, che ha bisogno di un regime pluviometrico sicuro per mantenere la propria produttività”, aggiunge de Oliveira.
Il Cerrado ha già perso quasi la metà della sua copertura e solo il 3% dell’area si trova sotto stretta protezione, davvero poco per un bioma che possiede la più grande frontiera agricola del mondo e che ha già perso quasi la metà della sua area originale.
L’esplosione della deforestazione è legata a diverse azioni intraprese dalla precedente amministrazione: per primo l’indebolimento del quadro di protezione ambientale in Brasile; le azioni di deregolamentazione che hanno ridotto i diritti delle popolazioni indigene in merito alla delimitazione delle loro terre; un governo totalmente permissivo nei confronti delle illegalità legate all’uso della terra; i successivi tagli al budget e la sostituzione delle posizioni di leadership negli organismi governativi che contribuiscono alle azioni di monitoraggio, alla gestione delle risorse naturali e alla lotta alla deforestazione.