Contro la proposta di legge di accorpare il Corpo Forestale dello Stato ad altre forze di Polizia, così come previsto dalla proposta di riforma della Pubblica Amministrazione avanzata dal governo ed ora all’attenzione del Senato, le associazioni di tutela ambientale – Accademia Kronos, Associazione Ambiente e lavoro, CTS, FAI, Fare Verde, FIAB; Green Cross Italia, Greenpeace, Italia Nostra, Lega per l’abolizione della caccia, Legambiente, LIPU, Mountain Wilderness Italia, Pro-Natura, SIGEA, Verdi Ambiente e Società, WWF Italia – per conto delle centinaia di migliaia di soci che rappresentano, hanno inviato una lettera a tutti i Senatori per chiedere di esplorare soluzioni diverse dall’ipotesi di accorpamento della Forestale alla Polizia di Stato, ipotesi sulla quale le associazioni esprimono invece grande preoccupazione.
E’ certamente necessaria una riforma, ma che vada verso un rafforzamento delle funzioni oggi in capo alla Forestale, una riforma che garantisca a un Paese come l’Italia una Polizia Ambientale moderna, che unisca tradizione e innovazione, che operi in prossimità sui territori ad alta valenza naturalistica con il massimo coinvolgimento delle popolazioni residenti.
La lettera non rappresenta una mera difesa d’ufficio del Corpo Forestale, ma una riflessione oggettiva sulle possibili conseguenze che potrebbero determinarsi se l’ipotesi di accorpamento dovesse concretizzarsi, come previsto dal DDL.
Preoccupa l’intento di procedere al puro e semplice accorpamento senza l’introduzione di punti fermi che valorizzino al meglio le funzioni e le competenze di salvaguardia delle risorse ambientali, agroalimentari e del rispetto della legalità nei territori rurali e montani, svolte da questa importante istituzione dello Stato.
Il Corpo Forestale, infatti, non è solo un corpo di Polizia: oggi garantisce la gestione diretta di importantissime aree naturali (le Riserve Naturali dello Stato), la prevenzione (come l’antincendio), la ricerca (come le banche dei semi o la riproduzione delle razze equine murgese e maremmano), la collaborazione nella realizzazioni di progetti finanziati (con particolare riguardo ai progetti LIFE). Un insieme di attività che non sono considerate nel provvedimento in votazione al Senato, che rispondono a norme specifiche e sono incongrue rispetto al ruolo della Polizia.
Si rischia un blocco di moltissime attività se non una perdita di servizi o che si debba procedere ad attivare un complesso iter per il trasferimento di questi ad altri soggetti. Si sottolinea, per altro, come molte di queste attività siano fortemente connesse ai Parchi Nazionali, senza che sia possibile ad oggi prevederne a questi il trasferimento.
Irrisolti, nell’ipotesi di accorpamento, rimarrebbero le questioni legate alla Riserve Naturali dello Stato gestite dal Corpo Forestale, al contratto di lavoro di circa 1300 operai forestali che nulla c’entrano con gli operai forestali alle dipendenze regionali e ai numerosi immobili demaniali che il Corpo Forestale gestisce per conto del Ministero delle Politiche Agricole, molti dei quali rientrano in aree naturali protette e sono utilizzati dagli Enti gestori in un rapporto di stretta collaborazione, gli Enti Parco, (che rispondono al Ministero dell’Ambiente) e che si troverebbero in una situazione indefinita per ciò che riguarda l’utilizzo di molti beni di cui sino ad oggi si sono avvalsi.
Per le associazioni occorre non disperdere il patrimonio di conoscenza e competenza acquisito negli anni non solo dal Corpo Forestale dello Stato, ma anche da altri soggetti come le Polizie Provinciali che potrebbero rappresentare un’importante risorsa in un quadro di ridefinizione dei compiti di polizia ambientale svolti in modo meritori da molte Istituzioni ed Enti ma che vanno ricondotti ad una strategia unitaria ed univoca.