Affossare il green Deal europeo attraverso una forte penalizzazione della natura e della lotta ai cambiamenti climatici nella riforma della Politica agricola comune. E’ quanto hanno concordato, secondo quanto trapelato oggi, i tre maggiori gruppi politici, il Partito Popolare Europeo (PPE), i Socialisti e Democratici (S&D) e Renew Europe, che hanno raggiunto un accordo molto negativo per l’ambiente sulla prossima Politica Agricola Comune. Lo denuncia oggi la Coalizione Cambiamo Agricoltura, che prosegue: “Il parlamento europeo rischia di fermare il processo del Green Deal europeo ed i suoi obiettivi contenuti nelle recenti Strategie approvate pochi mesi fa, quelle sulla Biodiversità 2030 e la Farm to fork”.
Tra le proposte più dannose concordate da S&D, PPE e Renew Europe quelle di non concedere spazio reale alla natura nelle aziende agricole invece di fissare l’obiettivo di almeno il 10% aree per la tutela della biodiversità, attraverso la creazione di stagni, siepi e piccole zone umide, come prevede la Strategia UE Biodiversità 2030. Secondo l’accordo adottato dai partiti, si continuerebbe a drenare le torbiere, una fonte massiccia di carbonio responsabile del 25% di tutte le emissioni di gas serra agricole dell’UE e il 5% di tutte le emissioni di gas serra in Europa. Si vorrebbe inoltre rimuovere il divieto di arare e convertire i prati permanenti nei siti Natura 2000, che sono aree protette ai sensi delle direttive comunitarie.
Queste proposte, unitamente ad altre gravissime, potrebbero già significare la fine dell’ambizioso Green Deal dell’UE, che ha disperatamente bisogno di una riforma radicale della PAC per avere successo.
Anche sotto il profilo dell’equità per le aziende votate al biologico e all’agroecologia questo accordo potrebbe essere devastante drenando le risorse verso pratiche che solo le grandi aziende potrebbero permettersi, in una sorta di greenwashing finanziato con fondi europei.
“Questa proposta – afferma la Coalizione Cambiamo Agricoltura – è una dichiarazione di resa alle lobby dell’agricoltura intensiva. Ci appelliamo in particolare ai membri del Parlamento europeo, soprattutto quelli dei gruppi socialisti e democratici e dei Renew, che avevano promesso un’azione sulle emergenze climatiche e sulla biodiversità: ritirino questo disastroso accordo, che non farebbe che affossare il processo del Green new deal, fortemente voluto dalla Commissione europea e appoggiato da larghi strati della politica e della società civile”.
Attualmente, quasi 60 miliardi di euro di denaro dei contribuenti dell’UE vengono spesi ogni anno per i sussidi della PAC, che per lo più finanziano l’agricoltura intensiva e l’allevamento industriale. Il modello di agricoltura intensiva che promuove porta direttamente alla perdita di biodiversità, all’inquinamento dell’acqua e dell’aria, all’eccessiva estrazione dell’acqua e contribuisce alla crisi climatica.
Numerosi studi e oltre 3600 scienziati sostengono che l’agricoltura intensiva sta spingendo molte specie verso l’estinzione. Dal 1980, l’UE ha perso il 57% dei suoi uccelli degli ambienti agricoli, così come farfalle, api e altri impollinatori, anch’essi in grave declino.
Proteggere la natura significa anche proteggere tutti quegli agricoltori impegnati in una sera transizione agro-ecologica. I cittadini lo stanno chiedendo a gran voce, i politici non possono continuare ad ignorarli ascoltando solo le sirene dell’agroindustria.