E’ un giorno di giugno e la signora Katia, ambientalista e amica del WWF, sente le sue cagnoline abbaiare insistentemente in garage. E’ sufficiente una breve indagine per scoprire, con grande sorpresa, in una cassetta di legno, un piccolo riccetto appena nato, con il cordone ombelicale ancora fresco. Con molta discrezione aspetta, seminascosta, per verificare se la mamma fosse nei paraggi. Purtroppo, poche ore dopo la scoperta: la mamma era morta, investita da un’auto.
A questo punto Katia inivia a cercare aiuto tra i suoi amici ambientalisti e presso varie associazioni per poter salvare questo piccolo esserino indifeso. Tra vari consigli e tanta paura inizia così la sua avventura di “balia” per il baby riccio. Che poi, si scoprirà presto, trattasi di una femmina: Rosetta. Katia inizia a nutrirla con latte di capra diluito con un impasto adeguato per assicurare un giusto apporto calorico: fin da subito sembrava le piacesse e pian piano cresceva bene senza problemi. Ha imparato anche a massaggiarle il pancino perchè aveva letto che da soli non riescono a fare i “bisognini”, pian piano è riuscita a svezzarla, e in agosto la piccola “riccetta” viene trasferita all’aperto in terrazzo, con un po’ di fieno secco con il quale la piccolina si è costruita un bella casetta da sola: il suo piccolo nido.
Compiuti i 4 mesi, Katia non vuole che passi la vita su un terrazzo, ma non si sente nemmeno di abbandonarla a se stessa in un bosco, per paura che non riesca ad adattarsi velocemente alla vita selvatica. Per questo ha chiesto aiuto al WWF di Caserta, che si è messo in contatto con Franco Paolella, direttore dell’Oasi WWF di San Silvestro, il quale immediatamente si è offerto di ospitare la giovanissima “aculeata”. Un mese fa, ma la storia ve la raccontiamo solo oggi, Katia con la sua famiglia hanno affidato allo staff dell’Oasi di San Silvestro il compito di far “tornare in natura” Rosetta l’orfana…. fortunata. Non tutti i cuccioli orfani hanno infatti la fortuna di finire tra le braccia del…panda.
Abbiamo chiesto a Fulco Pratesi di raccontarci in poche parole questo simpatico mammifero aculeato. “Il riccio, molti non lo sanno, è un insettivoro. Si nutre di lombrichi, lumache, larve ma anche piccoli mammiferi, particolarmente topi, uova d’uccello, piccoli e grandi frutti e a volte anche rane e serpenti. Con le vipere, poi, ha un rapporto particolare. Alcuni documentaristi del WWF provarono un giorno, per studiarne il comportamento, di mostrare una vipera a un riccio. Restarono stupefatti della rapidità e aggressività con cui questo (pur non immune dal veleno di essa) ne ebbe ragione uccidendola e divorandola. La favola di Antonio Gramsci, secondo cui i ricci si rotolino sulle mele mature cadute a terra per farle aderire ai loro aculei e portarle via, pare sia inventata. Quando la temperatura scende sotto gli 8°, i ricci se ne vanno in letargo in una tana sotterranea tra la terra e le foglie morte”.