Nonostante la sua pretesa di essere un leader nella lotta contro il cambiamento climatico, l’Unione Europea ha ancora circa 280 centrali a carbone attive in 22 diversi Stati dell’UE. La maggior parte di queste impianti ha oltre 30 anni, e quindi sono ancor più inefficienti, inquinanti e obsoleti.
La combustione del carbone è una delle maggiori fonti di emissioni di CO2 e dunque il principale responsabile del cambiamento climatico, provocando ogni anno la morte prematura di 23.000 cittadini europei. Tuttavia, i Paesi Europei continuano a investire decine di miliardi in un settore che oramai appartiene al passato e che scarica sulla collettività i suoi ingenti costi ambientali e sanitari.
Nel 2014 l’Italia, con le sue 12 centrali a carbone attive, ha contribuito a coprire il 13,5% del fabbisogno di elettricità causando emissioni di CO2 per 39,4 milioni di tonnellate, pari a ben oltre 1/3 di tutte le emissioni della generazione termoelettrica nazionale, denuncia il WWF Italia.
Climate Action Network (CAN) lancia oggi a livello internazionale la Mappa Europea del Carbone www.coalmap.eu in cui vengono presentati dati sconvolgenti e inquietanti sul business del carbone in Europa. Con una ricerca basata su un ampia gamma di dati pubblici e non solo, CAN ha dato forma a otto diverse mappe, mostrando al pubblico internazionale gli effetti delle centrali a carbone in tutta Europa.
La mappa offre una panoramica chiara sulle centrali a carbone esistenti e su quelle previste, mettendo in evidenza informazioni chiave su inquinamento e impatti sulla salute [1] prodotti dalla combustione del carbone. Lo studio evidenzia anche come i Governi siano ancora fortemente coinvolti in questo settore: attraverso imprese di proprietà statale e con enormi sovvenzioni pubbliche.
I cittadini che si oppongono al carbone
La Mappa Europea del Carbone presenta anche quindici esempi di lotte locali e nazionali contro le centrali a carbone e le miniere, tra cui spicca anche la Campagna Stop Carbone del WWF Italia (stopcarbone.wwf.it). Dalla Scozia alla Turchia, i cittadini e le ONG sono impegnati in lunghe battaglie legali per sbarazzarsi del più inquinante dei combustibili fossili e in alcuni casi con buoni risultati. Infatti, negli ultimi anni la maggior parte delle nuove proposte di centrali a carbone sono state cancellate. L’insieme delle lotte locali si sta rapidamente trasformando in una “storia Paneuropea contro il carbone”. In Italia, a marzo del 2014, la centrale di Vado Ligure è stata chiusa per ordine del tribunale sulla base di gravissime imputazioni, tra le quali disastro ambientale e omicidio colposo plurimo. In Repubblica Ceca, gli esperti legali sono riusciti a legare il destino delle isole della Micronesia all’ampliamento dell’impianto nel proprio Paese. In Germania, il dibattito sulla graduale eliminazione del carbone si è spostato dal “se eliminarlo” al “quando e come eliminarlo”. Dopo mesi di proteste internazionali, il Parlamento Norvegese ha deciso che il Fondo Sovrano Norvegese, il più grande al mondo, non dovrà più investire in carbone.
“I Paesi europei sono ancora assuefatti al carbone per la produzione di energia elettrica, ma oggi siamo di fronte alla migliore opportunità per la graduale eliminazione della fonte energetica più inquinante”, afferma Kathrin Gutmann , Coal Policy Coordinator di CAN Europe. “Le fonti rinnovabili sono in piena espansione e la domanda di energia sta calando, così anche le aziende energetiche stanno già perdendo miliardi di euro l’anno sui loro investimenti in carbone che rischiano di dover esser pagati dai cittadini. E’ necessario dunque che i Governi europei agiscano immediatamente per chiudere definitivamente con il carbone, soprattutto in vista della Conferenza Onu sul Clima che si terrà a Parigi a fine novembre.
“Fare a meno del carbone già da oggi è possibile e necessario – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- In Italia, per esempio, abbiamo molti più impianti per la produzione di energia elettrica di quelli che ci servono, con una capacità produttiva del doppio del massimo picco di domanda mai raggiunto. Questo è frutto della mancanza di programmazione, ma anche della mancanza di coraggio nel dettare standard per premiare le tecnologie meno inquinanti e favorire la sostituzione dei combustibili fossili, in primis del carbone, con le energie rinnovabili. Occorre voltare pagina, non siamo più agli albori della rivoluzione industriale, il carbone è l’età della pietra dell’energia. Con la stragrande maggioranza dei cittadini che vogliono si dica basta all’uso del carbone, non solo quelli vicini alle centrali, facciamo in modo che l’Italia arrivi a Parigi da leader”.
Il punto sugli impatti del carbone sull’ambiente e sulla salute secondo le più recenti e accreditate ricerche scientifiche, le alternative energetiche e economiche al più sporco dei combustibili fossili, la salvaguardia dell’occupazione saranno le questioni su cui si confronteranno i relatori della Conferenza dal titolo “Parigi chiama La Spezia: salvare il clima, chiudere con il carbone, aprire a nuove opportunità”, iniziativa pubblica organizzata da WWF Italia e Comitato SpeziaViaDalCarbone, che si svolgerà a La Spezia Sabato 19 settembre, a partire dalle ore 9,00 presso l’Auditorium del Porto. il convegno verrà aperto da Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia e spezzina di origine.