Uno degli spettacoli più affascinanti che la natura sa offrire è certamente quello rappresentato da centinaia di grandi uccelli bianchi con la punta delle ali nere, che si tuffano come siluri da un’altezza di venti o trenta metri per pescare un pesce o un calamaro nelle fredde acque dei mari del Nord.
Protagoniste di queste performance da veri campioni di immersione sono le sule, candidi uccelli con un’apertura alare di un metro e ottanta centimetri, un becco tagliente come un rasoio ed eccezionali volatori, tanto da spostarsi per migliaia di chilometri, dalle lontane zone di riproduzione del Nord Atlantico, fin dentro il Mediterraneo, alla perenne e instancabile ricerca di cibo.
Nessuno sa da dove provenisse lo splendido esemplare incappato in un filo di nylon da pesca al largo di Vibo Marina e destinato, con quella ferita sanguinante all’ala, a fare una triste fine. Ma se un giorno tornerà a covare il suo unico uovo su una sporgenza rocciosa dell’Irlanda o delle Orcadi, lo dovrà …ad altri pescatori.
A recuperare la sula ferita è stato infatti l’equipaggio del peschereccio “Paradise II”, comandato da Nicola De Leonardo, che si è subito messo in contatto con la Capitaneria di Porto di Vibo Marina per allertare il WWF Calabria, pronto ad intervenire al rientro del peschereccio in porto.
Un vero e proprio tour de force ha impegnato i volontari vibonesi dell’associazione, chiamati contemporaneamente ad intervenire nel recupero di una poiana ferita a San Calogero, trasportata anch’essa, insieme alla sula, fino al Centro Recupero Animali Selvatici di Catanzaro grazie al coordinamento con le Guardie Volontarie del WWF del capoluogo.
Il WWF ringrazia gli uomini del “Paradise” per la sensibilità dimostrata, con la speranza che la sula possa ben presto sfidare le tempeste e praticare il suo antico e spettacolare sistema di pesca.
Pino Paolillo