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L’Europa boccia l’Italia per lo smog

In Italia, in 28 aree di qualità dell’aria, incluse le Regioni Lombardia, Piemonte, Lazio e Veneto, i limiti giornalieri di particolato (PM10) sono state superati per 89 giorni nel 2016: questa la regione del deferimento dell’Italia alla Corte Europea,…

In Italia, in 28 aree di qualità dell’aria, incluse le Regioni Lombardia, Piemonte, Lazio e Veneto, i limiti giornalieri di particolato (PM10) sono state superati per 89 giorni nel 2016: questa la regione del deferimento dell’Italia alla Corte Europea, insieme alla carenza di risposte ai ripetuti inviti a intervenire, visto che è dal 2005 (limite previsto dalle normative europee) che bisognava rispettare i limiti sul PM10. La stessa Commissione UE ha annunciato ulteriori passi nella procedura di infrazione per il nostro Paese per il mancato rispetto degli obblighi per la registrazione di autoveicoli in relazione alle auto Fiat-Chrysler.
Quello che viene presentato dalla Commissione UE è un vero e proprio bollettino di guerra: la mancata azione da parte di governo, regioni e città contro traffico e inquinamento, infatti, costa decine di migliaia di vite e un numero elevatissimo di malattie, a partire da quelle all’apparato respiratorio e a quello cardio-circolatorio.
Continuare a trattare la questione con provvedimenti ‘pecetta’ sarebbe davvero disastroso. Serve un piano strutturale, con misure sistemiche, strutturali e coraggiose, che partano dal divieto di vendita e, successivamente, di circolazione, dei veicoli più inquinanti (diesel), alle sovrattasse per i veicoli a maggiore impatto diretto e indiretto, alla vera regolazione del trasporto merci. Inoltre, parallelamente alla promozione del trasporto collettivo e della mobilità dolce (bicicletta), va promosso un piano straordinario di sviluppo dell’auto elettrica e delle colonnine di ricarica, uscendo dalle pastoie dei veti e degli ostacoli degli operatori dei combustibili fossili. Questi provvedimenti vanno presi oggi e non domani: troppi ultimatum sono stati lasciati passare inevasi, oggi il contribuente italiano si trova a pagare per politiche imposte direttamente dalle lobby dei produttori e gestori di auto e veicoli di trasporto merci, dopo aver pagato in salute.

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