Ieri santuari per habitat e specie in via di estinzione e delicati ecosistemi protetti grazie all’azione di tutela del WWF Italia e al sostegno dei cittadini, oggi un luogo dove regna la devastazione con allagamenti che hanno travolto ponti, cartelli, staccionate, bacheche, sommerso osservatori per uccelli, isolotti e rifugi per animali, interrotto strade e sentieri e gonfiato stagni e lagune in grado di contenere l’acqua che altrimenti si sarebbe ulteriormente riversata sulle abitazioni e sulla popolazione.
E’ il prezzo pagato da alcune delle più preziose Oasi fluviali del WWF travolte dalle alluvioni di questi giorni, soprattutto nella Maremma toscana, e che potrebbe riguardare le altre 20 Oasi WWF che, su un totale di 100, da Nord a Sud Italia sorgono lungo i fiumi, ma che evidenzia come con una natura più protetta ci sarebbe anche più sicurezza per le popolazioni. Le Oasi WWF più colpite sono: il Lago di Burano, la Laguna di Orbetello e il Bosco di Rocconi, in Toscana, e il Lago di Alviano, in Umbria, letteralmente inondate e con gravissimi danni alle strutture.
In particolare Alviano, sul Tevere (vedi foto) , finita per ben 4 metri sotto il livello d’acqua e che, da una prima ricognizione, risulta aver subito danni per molte decine di migliaia di euro e che sarà costretta a chiudere al pubblico per molti mesi. Anche nell’Oasi WWF di Le Bine in Lombardia, l’ampia golena ha accolto parte della piena dell’Oglio contribuendo a ridurre il rischio a valle.
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Le Oasi WWF sommerse dal maltempo hanno svolto in questo modo la funzione di ‘cuscinetto’ contro straripamenti, dissesti e frane, poiché grazie alla propria vegetazione trattengono e proteggono terreno e sono in grado di assorbire l’acqua (piovana e dei corsi d’acqua) che invece il resto del territorio – sempre più cementificato e reso impermeabile da case, infrastrutture e asfalto – ormai non riesce e non può più incamerare. Le Oasi WWF, e la Natura in genere, sono un baluardo contro il dissesto idrogeologico aggravato dai cambiamenti climatici che, con l’aumento dei fenomeni meteorici estremi (uragani, tzunami, siccità ecc.), rendono più precario e fragile l’equilibrio e la salute del Pianeta e dei suoi abitanti. In Italia – dove il consumo di suolo di un territorio già fragile e ipercementificato nei prossimi 20 anni sarà di 75 ettari al giorno – il tragico bilancio è di 3660 morti negli ultimi 60 anni provocati da frane e alluvioni mentre di 52 miliardi di euro di danni.
TIRA UNA BRUTTA ARIA PER IL PIANETA: DALLA MAREMMA UN ALLARME GLOBALE.
Il ripetersi di eventi estremi, in Italia come nel resto del mondo, sta allarmando gli scienziati che sottolineano che per alcuni di quelli recenti, non c’è altra spiegazione che il cambiamento climatico. Negli USA e in altre regioni del mondo sono aumentate la frequenza e l’intensità sia degli uragani che dei periodi di siccità. In Italia e in Europa quest’anno abbiamo vissuto un periodo di caldo torrido e siccità, ma assistiamo anche al ripetersi di tempeste (un fenomeno estremamente raro, un tempo) e di flash floods, le cosiddette ‘bombe d’acqua’.
L’IPCC, il Panel scientifico dell’ONU sui cambiamenti climatici aveva già messo in correlazione questi fenomeni con il cambiamento climatico sostenendo che gli eventi climatici estremi, l’esposizione e la vulnerabilità sono influenzati da una vasta gamma di fattori, tra cui i cambiamenti climatici di origine antropica, come ad esempio la produzione di emissioni inquinanti, la naturale variabilità del clima e lo sviluppo socio-economico.
LA PROPOSTA WWF: ECCO GLI STRUMENTI CONTRO ‘L’EMERGENZA CLIMA’.
I cambiamenti climatici, quindi, moltiplicano il rischio cui è esposto il nostro territorio già vessato dal dissesto e dalla mancanza di gestione e programmazione. Oggi più che mai sono necessari, quindi, seri piano per il risanamento del territorio e del dissesto idrogeologico a scala di bacino idrografico, incorporando l’aumento del fattore di rischio provocato dai cambiamenti climatici, si integrino con una generale strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e i conseguenti piani d’azione.
L’adattamento ai cambiamenti climatici implica un ripensamento della gestione del territorio basato prioritariamente sul mantenimento della vitalità dei sistemi naturali.
In particolare, il WWF chiede che l’Italia applichi correttamente due direttive europee fondamentali per riaffermare un governo adeguato del territorio e delle acque: la direttiva quadro Acque (2000/60/CE) e la direttiva rischio alluvionale (2007/60/CE) e che siano istituite le Autorità di distretto. Solo sistemi naturali in condizioni di salute e vitalità possono aiutare i processi di adattamento ai mutamenti climatici e costituire la base fondamentale per il “ben-essere” dei sistemi umani. Dove i sistemi naturali sono degradati e vulnerabili si abbassano significativamente le capacità di reazione anche da parte dei nostri sistemi sociali. Questo, ovviamente, non deve far abbassare la guardia rispetto alla necessità, oggi divenuta emergenza planetaria e nazionale, di azzerare le emissioni di anidride carbonica e di altri gas serra, per cercare di mitigare e rallentare i cambiamenti climatici ed evitare quelli più catastrofici, di fronte ai quali non c’è adattamento che tenga.
Il WWF ritiene improrogabile un cambio di passo nei negoziati internazionali sul clima (il 26 Novembre, a Doha, si terrà la Conferenza ONU degli Stati che hanno sottoscritto la Convenzione sul Clima COP 18): di fronte a cambiamenti climatici che ‘corrono’ più veloci di quanto gli stessi scienziati, nei loro modelli prudenziali, avevano previsto, i leader mondiali non possono andare a passo di lumaca. E l’umanità non può limitarsi a guardarli.