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Mobilitazione alla Piana della Marcesina per fermare la caccia

Sabato 1 dicembre il WWF sarà nella Piana della Marcesina (nell’Altopiano dei Sette Comuni tra le province di Vicenza e di Trento), per una mobilitazione dal titolo emblematico Un mese dopo la catastrofe. La manifestazione, organizzata da molte…

Sabato 1 dicembre il WWF sarà nella Piana della Marcesina (nell’Altopiano dei Sette Comuni tra le province di Vicenza e di Trento), per una mobilitazione dal titolo emblematico Un mese dopo la catastrofe.

La manifestazione, organizzata da molte associazioni ambientaliste e animaliste (tra cui WWF, ENPA, LAC, LAV, LIPU) ha lo scopo di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni nazionali e locali su quella che è stata definita una “ecatombe di animali”, causata dall’uragano che ha colpito il Nord Est lo scorso fine ottobre.
Le stime dei danni sono spaventose e disegnano uno scenario devastante: 3 vittime, almeno 1 miliardo di euro di danni, più di 100mila ettari di bosco rasi al suolo, 15 milioni di alberi abbattuti, centinaia di chilometri di strade inagibili (tra strade provinciali e montane), un acquedotto distrutto.

Questo enorme disastro non ha risparmiato gli animali selvatici. Sotto gli alberi abbattuti potrebbero esserne morti migliaia. Per chiedere una tregua e misure di tutela per gli animali sopravvissuti e che ora dovranno anche affrontare i rigori dell’inverno WWF, ENPA, LAC, LAV e LIPU hanno chiesto al ministro dell’Ambiente Costa e al governatore della regione Veneto Zaia di vietare la caccia almeno nelle province colpite dall’uragano per l’intera stagione venatoria e di sospendere e rivedere i piani di abbattimento degli ungulati.
“Ricordiamo che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale (come recita l’art. 1 della legge 157/199)”, dichiara il vicepresidente del WWF Italia Dante Caserta che aggiunge: “Questo significa che tutte le istituzioni, dal governo centrale a quello regionale, sono custodi e, al tempo stesso, responsabili della tutela degli animali selvatici. Per questo il WWF e le altre associazioni chiedono che lo stato di calamità sia esteso anche alla fauna selvatica e che, conseguentemente, venga sospesa l’attività venatoria, non solo in Veneto ma anche nelle aree maggiormente colpite dal maltempo nelle undici regioni per le quali il governo ha deliberato lo ‘stato di calamità’”.

Va anche ricordato che nelle zone colpite, in particolare nei boschi completamente distrutti, occorreranno decine di anni perché si ristabilisca il microclima originale, riducendo gli habitat idonei alla sopravvivenza degli animali selvatici. Di conseguenza, mentre le specie di grandi dimensioni hanno maggiori capacità di spostamento e, quindi, potrebbero avere avuto qualche possibilità in più per salvarsi, le specie più piccole e meno mobili hanno verosimilmente subito gli impatti più gravi, con distruzione di nidi e tane.

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