Contrastare con maggiore efficacia i crimini di natura, potenziando intelligence e cooperazione tra gli stati: questo l’obiettivo della risoluzione adottata lo scorso 9 settembre dalle Nazioni Unite, dal titolo Tackling illicit trafficking in wildlife. La risoluzione è sostenuta da oltre 60 paesi, compresi i 5 del Consiglio di sicurezza dell’Onu e altri paesi in passato critici contro le politiche globali come Cina, Gabon, Congo, Kenia Tanzania Thailandia e Vietnam, non sempre favorevoli ad appoggiare le azioni per fronteggiare il commercio illegale di avorio o di corni di rinoceronte. Adottata all’unanimità, la risoluzione contiene una serie di elementi significativi in tema di maggiore trasparenza e un ulteriore riesame delle iniziative messe in atto dagli Stati membri contro il bracconaggio, invitando tutti i paesi a mettere in pratica “pienamente e senza ritardi” la risoluzione approvata lo scorso anno (finora adottata da 51 paesi). Nella sua relazione, il Segretario Geberale delle Nazioni Unite ha inoltre anticipato che il 3 marzo 2017, in occasione della Giornata mondiale contro il traffico illegale di fauna selvatica, verrà organizzato un grande evento sul tema.
“E’ oramai evidente – ha dichiarato Isabella Pratesi, Direttrice Programma di Conservazione WWF Italia – che la lotta al bracconaggio e al commercio illegale di fauna e flora selvatici siano entrati nelle principali agende nazionali e internazionali. Non possiamo non considerare che in alcuni paesi la protezione di specie cruciali per gli equilibri del pianeta dipende ancora oggi dalle logiche, dagli interessi e dalle capacità nazionali. Alcuni animali, maggiormente a rischio di estinzione, come rinoceronti, grandi scimmie o elefanti dovrebbero essere a tutti gli effetti considerati un patrimonio, indisponibile, dell’umanità alla cui conservazione tutte le nazioni devono inderogabilmente partecipare con grandissimo impegno”.