“CATTURA E STOCCAGGIO DEL CARBONIO E IDROGENO DA FOSSILI SOLO FUOCHI FATUI, LE EMISSIONI VANNO EVITATE”
Nel corso di un webinar tenuto oggi, il WWF ha presentato un brief paper dal titolo “Obiettivo Carbonio Zero, ambiguità rischi e illusioni della CCS”, co-firmato anche dal gruppo di scienziati e docenti di “Energia per l’Italia”. È stato anche diffuso un position paper concordato dal WWF a livello europeo sul possibile ruolo dell’idrogeno nella transizione energetica. Al webinar hanno preso parte Nicola Armaroli – Energia per l’Italia, Michele Governatori – ECCO, Mariagrazia Midulla e Massimiliano Varriale – WWF Italia.
La comunità scientifica internazionale ci sta chiaramente dicendo che occorre decarbonizzare il sistema energetico ben prima del 2050. Sempre più spesso nel dibattito politico/energetico sulla decarbonizzazione si punta sull’idrogeno, generalmente prodotto da fonti fossili – soprattutto da gas – adducendo l’improbabile possibilità di catturare poi le emissioni di CO2 grazie alle tecniche di cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). Le evidenze tecnico-scientifiche ci dicono invece che le cose stanno diversamente: a oggi, la Carbon Capture and Storage non rappresenta, sia sul piano tecnico che su quello economico, un’opzione promettente e significativa nella strategia di decarbonizzazione nelle quantità e nei tempi richiesti dall’Accordo di Parigi e dagli obiettivi europei.
Nel dibattito si tende a puntare in modo quasi miracolistico sull’idrogeno per ragioni esclusivamente di tipo economico legate all’industria delle fonti fossili: l’idrogeno è un vettore energetico e questo significa che occorre molta energia per produrlo. L’idrogeno, infatti, non è necessariamente una tecnologia a basse emissioni di carbonio: è importante riconoscere che le sue “credenziali verdi” dipendono dal metodo di produzione. Ad oggi la maggior parte dell’idrogeno in uso non è “verde”, ossia circa il 95% dell’H2 è prodotto da fonti fossili con impatti ambientali rilevanti (ad esempio per ogni kg di H2 prodotto da metano si liberano 10 kg di CO2, quindi il vantaggio per il clima non esiste). Anche quando l’idrogeno sarà realizzato da fonti rinnovabili, attraverso elettrolisi dell’acqua, andrà usato con parsimonia, solo nei settori in cui non ci sono alternative più efficienti. Ci vuole molta energia per ricavare l’idrogeno, infatti, e per farlo bisognerà sfruttare il surplus di energia da rinnovabili come fotovoltaico ed eolico, se e quando questa sarà disponibile.
Quello che emerge dai lavori presentati oggi è che la CCS non sia una soluzione scientificamente percorribile e come l’idrogeno non rappresenti un’opzione praticabile su vasta scala a causa di un bilancio energetico molto svantaggioso. L’ idrogeno potrà giocare un ruolo nella decarbonizzazione del sistema energetico solo se sarà generato da un surplus di energia rinnovabile, e anche in questo caso, considerato che di idrogeno se ne potrà sempre avere in quantità limitata, sarà opportuno destinarlo solo a quei casi in cui non sia possibile intervenire in modo diretto con un più efficiente processo di elettrificazione.
In tal senso l’idrogeno verde prodotto da rinnovabili dovrà essere riservato a quei settori in cui non sia possibile intervenire diversamente: trasporti pesanti su gomma o via nave o aereo, industrie in cui non sia possibile procedere direttamente all’elettrificazione alimentata da FER. Per esempio, pensare di alimentare treni con idrogeno rappresenta un’inefficienza poco sostenibile. Altrettanto pensare alle auto ad idrogeno dove i sistemi alimentati a batteria sono quasi tre volte più efficienti. Secondo le valutazioni tecniche riportate nel webinar, anche usare l’idrogeno per usi domestici (es. riscaldamenti) non deve essere un’opzione da seguire perché facilmente sostituibile con scelte nettamente più efficienti.
“Per produrre quantità significative di idrogeno verde, l’unico sostenibile, è necessaria un’espansione senza precedenti della produzione elettrica da fonti rinnovabili – ha sottolineato Nicola Armaroli, Energia per L’italia – Senza questo presupposto, non esiste alcuna prospettiva di idrogeno sostenibile. Le rinnovabili elettriche sono qui e sono competitive sul mercato, il CCS è una chimera. Non perdiamo tempo prezioso. Dobbiamo correre, perchè il tempo è scaduto.”
“C’è un rischio strategico nel pensare che le tecnologie CCS possano essere prima o poi la soluzione: quello di ritardare o affievolire l’impegno in ciò che secondo tutte le fonti è invece l’aspetto di gran lunga più rilevante per la soluzione del problema climatico: ridurre le emissioni – ha sostenuto durante il webinar Michele Governatori, lead Energia di ECCO – Inoltre, questo tecno-ottimismo non è giustificato da nessun trend oggi visibile nelle tecnologie CCS: anche le più efficienti (si fa per dire) costano più di quasi tutte le tecnologie di mancata emissione (incluse le rinnovabili), fino ad arrivare a quelle più velleitarie, come la cattura diretta dall’aria, oggi possibili solo a costi stellari e in dimensioni assolutamente irrilevanti.”
“Oggi abbiamo la base tecnologica matura per la decarbonizzazione, sono le fonti rinnovabili e l’uso efficiente dell’energia e delle risorse – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- Scegliere di investire massicciamente nella cattura e nello stoccaggio del carbonio, una chimera venduta come un sogno che si è sempre rivelata un incubo –lo dimostra anche la fine ingloriosa delle precedenti esperienze italiane nel campo- è solo un modo per far rimanere in gioco i combustibili fossili, specialmente il gas. Dobbiamo evitare che anche l’idrogeno venga usato per lo stesso gioco, l’idrogeno o è da rinnovabili o non è, o è usato laddove serve davvero o non è, basta un minimo di buonsenso per capirlo”