Alla vigilia della Cop 16 la denuncia del WWF
Oltre la metà del PIL globale, il 55% pari a 58.000 miliardi di dollari, dipende in misura moderata o elevata dalla Natura e dai suoi servizi. Eppure, il nostro attuale sistema economico attribuisce alla natura un valore prossimo allo zero, determinando uno sfruttamento insostenibile delle risorse naturali, il degrado ambientale e il cambiamento climatico. Circa 7.000 miliardi di dollari si riversano ogni anno in attività che alimentano la crisi naturale e climatica sotto forma di finanza privata, incentivi fiscali e sussidi pubblici che aggravano il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi. Il 7% del PIL mondiale distrugge le basi della nostra sopravvivenza sul Pianeta.
Gli aspetti finanziari del Living Planet Report
A denunciarlo è il WWF che richiama gli aspetti finanziari affrontati dal suo Living Planet Report (LPR) lanciato ad ottobre scorso in vista della COP16 sulla biodiversità le cui sessioni supplementari si apriranno proprio il 25 febbraio a Roma (sede FAO) e che rappresentano un momento cruciale per raggiungere un accordo sui finanziamenti per la biodiversità rilanciando anche il dialogo trai Paesi del Nord e del Sud del mondo.
Nel LPR si analizza la possibilità di riportare in equilibrio la bilancia del nostro sistema finanziario globale per conseguire così gli obiettivi legati alla natura, al clima e allo sviluppo sostenibile: ad esempio, reindirizzando anche solo il 7,7% dei flussi finanziari negativi, potremmo colmare il deficit di finanziamento per soluzioni basate sulla natura e fornire benefici alla natura, al clima e al benessere umano attraverso la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile delle nostre terre e delle nostre acque.
Sempre secondo il Living Planet Report, il deficit di finanziamenti per una transizione energetica volta a mantenere il mondo entro l’obiettivo di 1,5°C è ancora più ampio. Mentre i finanziamenti globali per il clima per il settore energetico si sono avvicinati a 1.300 miliardi di dollari nel 2021/22, in gran parte a causa di un aumento dei finanziamenti per le energie rinnovabili e i trasporti, la necessità è di 9.000 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 per finanziare sia la mitigazione delle emissioni di gas serra, sia l’adattamento agli impatti del cambiamento climatico.
Allo stesso modo, la transizione verso un sistema alimentare sostenibile richiede un enorme aumento della spesa, pari a 390-455 miliardi di dollari l’anno, da fonti pubbliche e private – comunque inferiore a quanto i governi spendono ogni anno in sussidi agricoli dannosi per l’ambiente.
I dati dell’IPBES
Come recentemente rilevato dall’IPBES (piattaforma intergovernativa delle Nazioni Unite con il compito di valutare lo stato della biodiversità e dei servizi eco-sistemici) un’azione immediata per la biodiversità potrebbe generare un valore di oltre 10 trilioni di dollari e sostenere 395 milioni di posti di lavoro a livello globale entro il 2030. Al contrario, ritardare l’azione per la biodiversità, anche di un solo decennio, potrebbe addirittura comportare un raddoppio dei costi rispetto a quelli da sostenere nel quadro di un’azione immediata.
Le attività economiche hanno un enorme impatto sulla natura, sul clima e sul benessere umano
Gianluca Catullo, WWF Italia
“Il settore finanziario guida l’economia ed è una leva estremamente potente per cambiare il modo in cui opera e chi ne beneficia – ha dichiarato Gianluca Catullo, responsabile specie e habitat del WWF Italia – Reindirizzare i finanziamenti dalle attività dannose verso modelli e attività che contribuiscono agli obiettivi globali sulla natura, il clima e lo sviluppo sostenibile è essenziale per garantire un Pianeta abitabile e prospero per le generazioni a venire. È necessario un cambiamento epocale a livello globale, nazionale e locale per far sì che i finanziamenti fluiscano nella giusta direzione. La COP16 che si aprirà domani a Roma è un’occasione unica per riconoscere, con investimenti adeguati, i benefici della natura per il benessere dell’umanità. È urgente mobilitare almeno ulteriori 200 miliardi di dollari all’anno da tutte le fonti per la biodiversità entro il 2030 e ridurre di almeno 500 miliardi di dollari l’anno i sussidi dannosi”.
“I dati dimostrano che un’azione immediata e maggiori finanziamenti per fermare e invertire la perdita di biodiversità potrebbero sbloccare enormi opportunità di sviluppo, lavoro e innovazione attraverso l’applicazione di approcci economici sostenibili e positivi per la natura. – ha dichiarato Bernardo Tarantino, Specialista Affari Europei e Internazionali del WWF Italia e membro della delegazione internazionale del WWF presso la COP16 – A Roma, l’Italia ha l’opportunità di esercitare maggiore leadership per la finanza internazionale a sostegno della biodiversità. Se vogliamo veramente costruire un rapporto paritario con il Sud Globale e il continente africano, il nostro Paese deve mettere la tutela della biodiversità al centro dell’azione diplomatica rivolta ai Paesi più colpiti dalla perdita di natura e dal cambiamento climatico.
I due pilastri della finanza globale
Nel LPR il WWF indica i due pilastri capaci di colmare queste lacune e che possono rafforzarsi a vicenda: il primo prevede di finanziare la natura, ovvero mobilitare finanziamenti per la conservazione e l’impatto climatico su larga scala come fondi incentrati sulla conservazione, obbligazioni, prestiti e prodotti assicurativi che mitigano il rischio e costruiscono resilienza, investimenti a lungo termine in imprese e attività rispettose della natura.
Fanno parte di questo pilastro alcune esperienze già attuate nell’ambito Fondi azionari, come il fondo RobecoSAM Biodiversity Equities del gestore patrimoniale globale Robeco, con un portafoglio di circa 40 società, che investe in tecnologie, prodotti e servizi che supportano l’uso sostenibile delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici. Investimenti specifici includono la riforestazione, il trattamento delle acque reflue, la gestione dei rifiuti pericolosi, l’acquacoltura e la pesca sostenibili. Oppure i Bankable Nature Solutions, ovvero,imprese e progetti finanziariamente sostenibili che aiutano a ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità, combattere il cambiamento climatico e contribuire al benessere delle persone, attirando allo stesso tempo investimenti commerciali che consentano loro di crescere su larga scala. Fanno parte di questo pilastro anche gli Scambi debito-per-natura, con la cancellazione di una parte del debito sovrano di un paese a basso e medio reddito in cambio del finanziamento della conservazione in quel Paese, o il Project finance for permanence (PFP), un approccio concepito per garantire i finanziamenti, la capacità, i partenariati e le politiche a lungo termine necessari per conservare la natura e i suoi benefici per le persone.
Il secondo pilastro punta a rendere verde la finanza, allineando i sistemi finanziari per conseguire gli obiettivi legati alla natura, al clima e allo sviluppo sostenibile. Il nostro sistema finanziario, infatti, ha un impatto sugli ecosistemi pur dipendendo da essi. Questa cosiddetta doppia materialità incide sia sulla stabilità finanziaria che su quella dei prezzi. Uno studio pubblicato dalla Banca Centrale Europea nel giugno 2023 ha mostrato che il 75% di tutti i prestiti bancari in Europa sono destinati ad aziende che dipendono fortemente da almeno un servizio ecosistemico (ad esempio controllo dell’erosione, approvvigionamento idrico, protezione da inondazioni e tempeste, assorbimento di carbonio e stoccaggio, impollinazione) per continuare a produrre i propri beni o a fornire i propri servizi. Le istituzioni finanziarie, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria sono sempre più consapevoli di questi rischi e sviluppano iniziative per affrontarli.