E’ in corso a Bonn il round finale dei negoziati sul clima prima del Summit di Parigi, tra meno di sei settimane, dove si attende l’approvazione di un nuovo accordo globale, ricorda il WWF. Mentre al di fuori degli ambienti delle Nazioni Unite c’è un gran fermento e pressione che vede protagonisti gruppi religiosi, aziende e società civile, nei negoziati i progressi sono andati a rilento ed è arrivato il momento di dare una scossa.
“E’ chiaro come vi sia ancora molto lavoro da fare perché si raggiunga a Parigi quell’accordo equo, ambizioso e innovativo che il mondo chiede – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – Bisogna lasciare Bonn con un draft di accordo più robusto di quello che c’è ora, soprattutto per assicurare che sia davvero in ogni sua parte ambizioso ed equo. Quello che deve uscire da Bonn è un draft per un accordo che possa facilmente essere utilizzato come base per decidere sui temi chiave per impegni politici in linea con quanto è emerso dalle ultime evidenze scientifiche sul cambiamento climatico”.
Questi devono comprendere:
- Impegni chiari per il finanziamento del Fondo Verde per il Clima anche dopo il 2020;
- Equità e giustizia come asse dell’accordo in tutte le sue parti;
- Forte processo di revisione e taratura degli obiettivi
- Un piano a sé stante, un meccanismo internazionale permanente per prevenire e affrontare le emergenze (Loss & Damage) dovute al cambiamento climatico
- Adozione esplicita di un forte obiettivo globale per l’Adattamento per indirizzare un’azione crescente di adattamento e sostegno a coloro che stanno affrontando quegli impatti del cambiamento climatico già ora inevitabili
Mentre nei negoziati ci si sta concentrando molto su cosa i paesi dovranno fare dopo il 2020, è vitale rivolgere l’attenzione sulle azioni pre-2020. La comunità scientifica ci dice che per restare sotto all’aumento medio delle temperature globali di 1.5- 2 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale, le emissioni di gas serra devono avere il picco massimo prima del 2020 e iniziare a scendere rapidamente. Queste azioni pre-2020 dovranno essere solide, in modo da sostenere gli impegni, oltretutto ancora inadeguati, presi dai governi attraverso gli INDC’s (in pratica gli obiettivi e i piani per ciascun Paese per il periodo post 2020.
Il draft posto in discussione dai presidenti del gruppo di lavoro sull’accordo contiene molti degli elementi utili all’azione pre-2020. Se si vuole colmare il gap di emissioni, occorre procedere verso un’implementazione attuata con sforzi sempre maggiori sull’energia rinnovabile e l’efficienza energetica e nel settore dell’uso del suolo.