“Il Piano deve passare dalle evidenze scientifiche ed essere coerente con gli scenari di decarbonizzazione ai quali le policy nazionali non sono ancore allineate. Manca una visione forte per la decarbonizzazione e progetti significativi nelle flagship europee: rinnovabili elettriche ed i relativi sistemi di accumulo, elettrificazione dei trasporti, efficienza energetica negli edifici”. Con queste parole Matteo Leonardi, co-fondatore del think tank ECCO, ha aperto il webinar che si è tenuto stamattina su zoom “Il Piano Italiano di Ripresa e Resilienza: analisi comparativa e buone pratiche europee”, promosso da WWF Italia, dal think tank ECCO, dal think tank europeo E3G e dall’Istituto Wuppertal.
In Italia preoccupano, inoltre, un ritardo ad allineare le policy nazionali agli obiettivi europei, con un PNIEC in cui il gas ricopre un ruolo eccessivo, ed il rischio di inclusione di progetti ancora basati sulle fonti fossili nel settore dei trasporti, dell’economia circolare e dell’idrogeno.
Se si guarda al panorama europeo, in Spagna, l’occasione del PNRR coincide con un incremento degli obiettivi delle rinnovabili, come chiave di sviluppo del paese; in Germania, il piano è l’evidenza di una strategia integrata per trasformare l’industria automobilistica al vettore elettrico; investimenti in rinnovabili in Polonia, Slovacchia, Slovenia, (al contrario di Germania, Francia Spagna e Portogallo); in Francia e Germania grandi investimenti in idrogeno verde; in Portogallo produzione di gas da fonti rinnovabili; in Bulgaria un focus sull’economia circolare e programmi di decarbonizzazione dell’industria in Portogallo; misure di efficientamento energetico degli edifici ( pubblici e privati) in Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, per citare alcuni esempi.
Obiettivi minimi per rendere il PNRR uno strumento per la transizione.
La versione attuale del PNRR prevede 69,8 miliardi di euro per la rivoluzione verde e la transizione ecologica su 223,9 miliardi di euro previsti da Next Generation EU. Tuttavia, non basta che siano progetti “verdi”, devono essere significativi.
- Nel settore delle rinnovabili, il PNRR dovrà essere in grado, partendo dalla riforma delle autorizzazioni, di portare almeno 5000 MW di rinnovabili elettriche l’anno, con interventi attenti a previlegiare la difesa del suolo.
- Nel settore dell’efficienza energetica, il PNRR deve lanciare programmi significativi negli edifici pubblici a partire dalle scuole e nell’edilizia residenziale. Anche in riferimento all’edilizia privata i piani di spesa devono essere vincolati ad obiettivi minimi di efficienza.
- Nel settore della mobilità, i progetti devono focalizzarsi nella mobilità urbana e regionale, per circa 30 mld di € e nella messa in sicurezza delle strade. Il PNRR non può mancare l’elettrificazione del sistema dei trasporti, inclusa la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica.
- Nel settore industriale servono tre diversi programmi, i) a breve per favorire efficienza energetica ed economia circolare, ii) strategico per innovare in idrogeno verde, accumuli, elettrificazione dei trasporti, ed elettromeccanica, iii) nel lungo periodo per impostare la decarbonizzazione di acciaio e cemento.
“Il Recovery Plan deve avere una visione e un’identità chiara, fondata sull’economia rigenerativa e decarbonizzata –sottolinea Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia-. Il Governo deve indicare come vuole raggiungere il target di almeno il 37% di azioni per il clima e per la biodiversità, ma ogni singola misura, ogni singolo progetto deve essere coerente con la prospettiva di decarbonizzazione e sviluppo verde e deve avere standard di qualità elevati. Il piano, inoltre, si deve sottrarre al pericolo dell’uso dell’idrogeno come scappatoia per far rientrare in gioco i combustibili fossili, che sia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio o direttamente con il gas. L’idrogeno è un vettore energetico che deve essere ricavato con fonti rinnovabili e va usato limitatamente ai settori in cui serve, altrimenti si perderà solo energia, tempo e denaro delle future generazioni. L’Italia deve creare filiere e nuovo sviluppo a partire da rinnovabili, elettrificazione, uso efficiente delle risorse e dell’energia”.
GREEN RECOVERY TRACKER:
Per consentire agli attori nazionali e dell’Unione Europea di seguire da vicino il processo e valutare i Piani, il Wuppertal Institute e E3G hanno sviluppato una piattaforma online dedicata, il Green Recovery Tracker, che, in collaborazione con esperti nazionali e settoriali, fornirà un’analisi sull’ allineamento delle misure nazionali di ripresa con la transizione verde.
L’UE è sulla buona strada per una ripresa ecologica. La nostra analisi delle misure di ripresa pianificate in nove stati dell’UE rileva che circa 133 miliardi di euro sono assegnati ad attività a sostegno della transizione verde.
Come verrà valutato il piano italiano? L’Italia è maggiore beneficiaria di NextGenEU, non dovrà presentare solamente una lista di progetti ma strategie significative. Se non irrobustisce le condizionalità di accesso ai fondi, si rischia una valutazione neutra, se non addirittura, negativa, mettendo a repentaglio la dotazione totale dei fondi.