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Sul Ponte di Messina il Governo fa il gioco delle tre carte

Il Governo ipoteca il futuro del Paese per realizzare un'opera fallimentare come il ponte sullo Stretto di Messina

Un’opera insostenibile dal punto di vista economico-finanziario, prima che ambientale

In una stagione di carenza di risorse economico-finanziarie da dedicare alle politiche sociali e alla manutenzione del territorio, si ipoteca il futuro del Paese per realizzare l’opera fallimentare del ponte sullo Stretto di Messina. Secondo il WWF il Governo fa il gioco delle tre carte sui fondi pubblici realmente disponibili per realizzare il ponte e, nonostante ciò, procede a tappe forzate. Nelle ultime bozze dalla Manovra 2024, fa notare il WWF, il Governo dice di voler stanziare dal 2024 al 2032 11,630 miliardi di euro quando invece nel DEF aveva calcolato prudenzialmente che ci fosse bisogno di almeno 14,6 miliardi di euro (compresi i costi dei collegamenti ferroviari e non di quelli stradali) e, nel contempo, stabilisce di dover reperire ulteriori risorse ogni anno, dal momento dell’apertura dei cantieri, a copertura dei costi per la realizzazione dell’opera, di cui l’esecutivo evidentemente non conosce nemmeno i costi finali, che dipendono anche dalle necessarie valutazioni di impatto ambientale sinora non concluse.

Le forzature erano iniziate con la Manovra 2023, legge n. 197/2022, ricorda il WWF, con la quale il Governo ha rilanciato il progetto del ponte sullo Stretto di Messina (abbandonato nel 2013 per problemi tecnici e relativi proprio alla sostenibilità dell’investimento) quale opera primaria di interesse nazionale e ha revocato, inoltre, lo stato di liquidazione della concessionaria pubblica Stretto di Messina SpA (ricapitalizzata con 50 milioni di euro). Mentre con il decreto legge n. 35/2023 è stata definita una roadmap per il rilancio della concessione e del progetto definitivo del 2010 del ponte sullo Stretto di Messina, elaborato dal general Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) a cui ha deciso di affidare, senza gara (!), la progettazione definitiva e la realizzazione dell’opera. Eppure, sottolinea il WWF, ad oggi non esiste un Piano Economico-Finanziario che attesti la redditività dell’intervento, né una Valutazione di Impatto Ambientale che dimostri la sostenibilità degli interventi.

Anzi, il ponte non si ripagherebbe: ogni giorno si muovono tra le due sponde non più di 4.500 persone e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito. Né è superabile la Valutazione di Incidenza negativa, resa nel 2013 dalla Commissione Tecnica VIA-VAS, dato che l’intera area dello Stretto Messina è ricompresa in due Zone di Protezione Speciale, tutelate dall’Europa. Il WWF chiede di azzerare tutte le norme che hanno portato al rilancio di un’opera non sostenibile dal punto di vista economico-finanziario, sociale e ambientale.

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