Acqua, cibo, salute e clima sono profondamente interconnessi
Sono stati pubblicati in questi giorni gli ultimi due report dell’IPBES, la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici (IPBES) . I due attesi rapporti illustrano ai responsabili politici il percorso da seguire per affrontare insieme la crisi globale che intreccia perdita di biodiversità, cambiamenti climatici, scarsità d’acqua, sicurezza alimentare, salute e disuguaglianze sociali.
Il Nexus report, che comprende tre anni di lavoro di 165 esperti internazionali di primo piano in 57 Paesi, ha rilevato che le azioni messe in atto per affrontare queste sfide non riescono ad affrontare la complessità dei problemi. Secondo il rapporto i costi non contabilizzati delle attività economiche che hanno un impatto sulle cinque aree nexus – sono di almeno 10-25 mila miliardi di dollari all’anno. Costi che aumenteranno quanto più il mondo aspetterà ad agire, raddoppiando i costi per gli obiettivi di biodiversità e aggiungendo almeno 500 miliardi di dollari all’anno per raggiungere gli obiettivi climatici globali.
Un 2024 deludente
“Questi rapporti dell’IPBES giungono in un momento cruciale, mentre entriamo nel 2025 dopo una deludente stagione di convenzioni internazionali sulla natura, il clima e l’inquinamento da plastica”, afferma Wendy Elliott, Interim Biodiversity Practice Leader del WWF. “A soli cinque anni dal 2030, anno in cui dovrebbero essere rispettati i più importanti impegni globali, i rapporti dovrebbero servire da guida per i decisori politici, fornendo loro una chiara tabella di marcia supportata dalla scienza per affrontare le molteplici crisi che il pianeta sta affrontando”.
“Il report rivela le profonde interconnessioni tra biodiversità, acqua, cibo, salute e clima, dimostrando che affrontare queste sfide insieme è la nostra unica strada verso la sostenibilità”, afferma Becky Chaplin-Kramer, scienziata capo del WWF per la biodiversità globale e autrice principale della valutazione IPBES. “Il rapporto evidenzia gli impatti sproporzionati che devono affrontare i Paesi a basso e medio reddito, le popolazioni socioeconomicamente svantaggiate dei Paesi a reddito più elevato e le popolazioni indigene. Sintetizzando gli scenari futuri e offrendo soluzioni praticabili e basate sulla scienza
Il declino della biodiversità
“Il nostro obiettivo è quello di mettere in grado i governi, le comunità e le imprese di adottare approcci coordinati e integrati per affrontare questi rischi crescenti, ottenendo risultati giusti e sostenibili sia per le persone che per il pianeta”, aggiunge Chaplin-Kramer. Il rapporto contiene una serie di dati statistici, come una stima del 2-6% di declino della biodiversità per decennio in tutti gli indicatori valutati negli ultimi 30-50 anni, mentre oltre il 50% delle popolazioni globali vivrebbe in aree che subiscono i maggiori impatti dal declino della biodiversità, della disponibilità e della qualità dell’acqua, della sicurezza alimentare.