Un rarissimo Ibis eremita facente parte del progetto di reintroduzione Waldrappteam è stato rinvenuto morto dalle Guardie Venatorie del WWF Nucleo Brescia, in Val Camonica nel Comune di Darfo Boario Terme località Angone. La specie si è estinta nel XVII secolo in Europa a causa soprattutto della caccia di cui era oggetto, la popolazione orientale è recentemente scomparsa (dell’ultimo esemplare sopravvissuto, una femmina chiamata Zenobia, si sono perse le tracce); solo la popolazione selvatica occidentale, in Marocco, conta su circa 500 esemplari.
Il Coordinamento Guardie WWF Lombardia era stato allertato nella serata di venerdì poiché il trasmettitore GPS di cui sono dotati gli ibis eremita segnalava l’esemplare, soprannominato ENNO, fermo da oltre ventiquattrore nella stessa posizione.
“Conoscendo l’area, conosciuta per l’alto tasso di bracconaggio, ci siamo subito allarmati” racconta Antonio Delle Monache Coordinatore Guardie WWF Lombardia “Proprio nelle ultime settimane avevamo predisposto servizi di vigilanza in collaborazione con il Corpo Forestale-Nucleo Operativo Antibracconaggio. Purtroppo l’animale sottoposto a radiografia presso il Centro Recupero Animali Selvatici WWF presso l’Oasi di Valpredina risulta essere stato centrato da una o più fucilate: oltre ottanta pallini hanno devastato il povero animale.”
L’Ibis eremita è oggetto di un progetto di reintroduzione finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma LIFE+.
Gli episodi di uccisione da parte di cacciatori italiani sono purtroppo frequentissimi:
- Nel 2014 due ibis eremita, Goja e Jedi, sono stati uccisi da un cacciatore in provincia di Livorno, condannato dal Tribunale di Livorno a risarcire il danno economico e morale con 20 000 euro, oltre a vedersi la licenza sospesa.
- Nel primi giorni di settembre del 2016 il giovane Ibis Kato è stato trovato morto nelle vicinanze di Punto Ala, provincia di Grosseto. Una prima investigazione ha rilevato pallini di piombo nel corpo dell’animale.
- L’ 8 settembre 2016 un altro Ibis eremita, Tara, è stato ucciso da un bracconiere e lasciato morire nei pressi di un torrente, stavolta in provincia di Vicenza. Si trattava di un esemplare di 5 anni, che aveva imparato la rotta di svernamento grazie ad una passata migrazione guidata dall’uomo e ora stava accompagnando il giovane Enno (proprio l’Ibis ucciso in Val Camonica) da Salisburgo verso Orbetello, nel pieno della migrazione autunnale. La sua radiografia post mortem ha evidenziato numerosi pallini in tutto il corpo e anche un proiettile nell’area dorsale.
“Questo ennesimo gravissimo atto” conclude Paola Brambilla Delegato Lombardia WWF Italia “mostra con tutta evidenza l’impatto dell’attività venatoria. Abbiamo proprio evidenziato nelle ultime settimane l’abnorme numero di rapaci feriti ricoverati nell’ultimo mese presso il CRAS Valpredina: un totale di 30 esemplari. A cui aggiungere quelli ricoverati presso il Cras WWF Vanzago, La Fagiana-LIPU e il Cras di Paspardo. In Lombardia come nel resto d’Italia è in atto una vera e propria carneficina. L’uccisione di tre Ibis eremita su un totale di poche decine esistenti ci può dare un’idea su quanti possano essere gli animali protetti abbattuti a fucilate. Chiederemo alla Regione Lombardia di valutare urgentemente l’opportunità di sospendere la caccia nella aree martoriate da un bracconaggio oramai non più tollerabile. Così come invieremo alla Commissione Europea una relazione dettagliata sul bracconaggio nella Provincia di Brescia.”
“Non nutrivamo alcuna speranza. Quando abbiamo visto il punto GPS ove era posizionato Enno abbiamo pensato alle decine di cacciatori della zona che sparano al volo a specie protette” spiega Filippo Bamberghi del Nucleo Guardie WWF Lombardia “ dalle piane di Ono San Pietro più a nord, scendendo a Losine, Pianborno, Darfo Boario Terme, Artogne sino a Pisogne si spara possiamo dire quasi impunemente. Negli ultimi anni abbiamo operato nella zona congiuntamente al Corpo Forestale dello Stato e spesso con il supporto dell’Arma dei Carabinieri, come nel caso recente di un cacciatore sorpreso a Ono San Pietro che sparava a piccoli uccelli protetti con l’ausilio di un telefono cellulare, in cui sono intervenuti i Carabinieri della Stazione di Capo di Ponte. Ci sono capanni dove, prima del nostro intervento, si abbattevano in una sola mattinata sino a 300/400 uccelli protetti! Ancora adesso la situazione è gravissima: percorrendo la superstrada chiunque può osservare cacciatori appostati tirare al volo ad uccelli protetti.
Il giovane Ibis Eremita Enno ha scelto uno dei luoghi peggiori per fermarsi. Ci aspettiamo ora un decisa presa di posizione delle Associazioni venatorie bresciane, che finalmente prendano distanza dai comportamenti illegali tanto comuni nella provincia e per una volta abbandonino giustificazioni oramai prive di senso.”
Si invitano i cittadini a segnalare eventuali casi di caccia illegale al numero antibracconaggio 328 7308288, o tramite la pagina Facebook guardiewwflombardia