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Recovery Plan: È tempo che nasca l’economia del benessere

Per una vera e propria ripresa caratterizzata da sostenibilità e salute, l’UE deve ripensare il modo in cui misura i progressi e ordina le priorità nel suo processo decisionale. Un nuovo rapporto Towards an EU Wellbeing Economy –…

Per una vera e propria ripresa caratterizzata da sostenibilità e salute, l’UE deve ripensare il modo in cui misura i progressi e ordina le priorità nel suo processo decisionale. Un nuovo rapporto Towards an EU Wellbeing Economy – a fairer, more sustainable Europe post Covid-19 pubblicato oggi dal WWF chiede all’Unione Europea di far tesoro dalle lezioni della crisi adottando un approccio di “Wellbeing Economy” – un’economia al servizio delle persone e dell’ambiente, piuttosto che perseguire la crescita economica attraverso indicatori definiti in modo restrittivo come il prodotto interno lordo (PIL). 

Una cornice di indicazioni che ben si sposa con le proposte di riforme e azioni per un’economia resiliente per l’Italia lanciata oggi da un folto gruppo di economisti. Nonostante la loro retorica verde, la risposta dell’UE e dei suoi Stati membri, si è, finora, concentrata prevalentemente su risposte “classiche”, nel tentativo di stimolare la crescita economica ‘convenzionale’.

Il rischio è che gli sforzi per realizzare una vera e propria ripresa verde siano preda di interessi economici a breve termine e che queste prevalgano su l’impostazione con un orizzonte più ampio che deve avere al centro la sostenibilità ambientale e sociale. Il pacchetto di ripresa proposto dall’UE rischia di permettere a settori distruttivi come l’energia da combustibili fossili o l’agricoltura intensiva di accedere ai finanziamenti pubblici, bloccando gli investimenti per i decenni a venire e minando gli sforzi dell’UE per affrontare la doppia crisi del cambiamento climatico e della perdita di biodiversità. Anche in termini di crescita classica, comunque, la sostenibilità, e in particolare la coerenza e l’accelerazione delle politiche e delle iniziative per la decarbonizzazione dell’economia e a favore del clima, potrebbero far volare la ripresa economica: è quanto dimostra lo studio pubblicato oggi da REF-E, un’agenzia specializzata in ricerca e consulenza per i mercati energetici, e curato da Matteo Leonardi con il supporto di una ventina di analisti tra cui Enrico Giovannini, Giovanni Dosi, Pia Saraceno, Anastasia Pappas. La ricerca illustra come gli investimenti in decarbonizzazione siano la chiave per la ripresa economica post-Covid in Italia a livello macroeconomico. L’impatto economico sarebbe imponente, anche secondo gli schemi classici. Il buon utilizzo dei fondi comunitari aumenterebbe il Pil del 30% entro il 2030 e il tasso di occupazione dell’11%, con un forte miglioramento delle opportunità per i più giovani.

Da decenni il WWF lavora sull’economia del benessere: nel 1991, insieme a IUCN e UNEP pubblicò il report “Caring for the Earth”, una vera e propria pietra miliare nella rifondazione dell’economia che punti alla salute delle persone e dell’ambiente. Oggi un ampio movimento di organizzazioni chiede un’economia del benessere. Paesi come la Nuova Zelanda, l’Islanda, la Scozia e il Galles stanno già lavorando alla realizzazione di un’economia del benessere integrando misure alternative nei loro processi decisionali, nei processi di bilancio e nelle politiche economiche per aiutare a dare priorità al benessere dei loro cittadini e dell’ambiente. Questo approccio è stato sostenuto anche dagli Stati membri già nel luglio 2019, prima della crisi Covid-19. A settembre, il Rapporto di Previsione Strategica 2020 della Commissione Europea ha riconosciuto che la crisi sanitaria ha “riacceso il dibattito su quale tipo di crescita economica sia auspicabile, su cosa sia effettivamente importante per il benessere umano in un mondo di risorse limitate e sulla necessità di nuove metriche per misurare il progresso, oltre la crescita del PIL”.

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