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Ripristiniamo la continuità ecologica dei fiumi

La giornata mondiale per la migrazione dei pesci quest’anno è arrivata in un momento di grave crisi per la biodiversità delle acque dolci  Il WWF insieme ad un altro centinaio di associazioni europee ha sottoscritto un appello per l’eliminazione…

La giornata mondiale per la migrazione dei pesci quest’anno è arrivata in un momento di grave crisi per la biodiversità delle acque dolci 

Il WWF insieme ad un altro centinaio di associazioni europee ha sottoscritto un appello per l’eliminazione degli incentivi al nuovo idroelettrico dannosi per la biodiversità e la protezione della natura. Da decenni in Europa si costruiscono centrali idroelettriche lungo i fiumi, danneggiando una delle risorse più preziose per tutta la vita sulla terra: l’acqua dolce. Un impatto che non può essere più sostenuto dai nostri ecosistemi d’acqua, caratterizzati in Italia da solo il 43% dei fiumi in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE).
La situazione è aggravata dalla canalizzazione dei corsi d’acqua, dai dragaggi negli alvei, dall’occupazione delle aree naturali di esondazione, dalla distruzione delle fasce riparie naturali, dall’interruzione della continuità a causa di sbarramenti, traverse e dighe, alla presenza di pesticidi, fino agli eccessivi prelievi d’acqua rispetto alle disponibilità effettive. Queste cause hanno fortemente danneggiato la biodiversità degli ecosistemi acquatici, ridotto i servizi ecosistemici e aumentato il rischio idrogeologico.
Purtroppo l’Italia ha recentemente rinnovato gli incentivi a impianti di mini-idroelettrico nei corsi d’acqua naturali (decreto FER1 – DM MISE 04/07/2019 dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente), nonostante le richieste da parte di numerose associazioni ambientaliste di impedire questa possibilità per gli impianti  non conformi alla Direttiva quadro acque; purtroppo questa proroga favorisce l’ulteriore e non più sostenibile diffusione di ulteriori piccoli impianti lungo i nostri corsi d’acqua. Traverse e dighe aumentano la frammentarietà e impediscono la continuità ecologica dei corsi d’acqua impedendo il passaggio dei pesci soprattutto verso le aree di riproduzione.

Un’azione in aperto contrasto con direttive europee ma anche con la recente “Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030”[1] che afferma che “occorre adoperarsi di più per ristabilire gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei fiumi. Uno dei modi per farlo consiste nell’eliminare o adeguare le barriere che impediscono il passaggio dei pesci migratori e nel migliorare il flusso libero dei sedimenti: s’intende così ristabilire lo scorrimento libero di almeno 25 000 km di fiumi entro il 2030[2]”.
In Italia sono attualmente presenti 142 specie di pesci (Pesci ossei e Ciclostomi), 59 delle quali (42%) sono autoctone e delle quali 33 endemiche o sub endemiche; Rovella, Triotto, Vairone, Trota macrostigma, Carpione del Garda, Carpione del Fibreno, Savetta, Lasca, Barbo canino, Trota marmorata sono alcune delle specie che vivono solo o prevalentemente da noi e la stragrande maggioranza di loro è minacciata e/o in via di estinzione; la presenza di numerosi ostacoli lungo i fiumi ne aggrava ulteriormente la situazione impedendo le naturali e indispensabili migrazioni lungo i fiumi.
E’ fondamentale attuare la nuova Strategia Europea per la Biodiversità per il 2030 che dovrebbe impegnare il nostro Paese (considerando che ha un’estensione pari a poco meno del 7% dell’intera Unione Europea), a riqualificare almeno 1700 km di fiumi entro il 2030. Un obiettivo estremamente impegnativo che necessita un programma d’azione urgente e cogente. Per questo il WWF chiede un impegno alla redazione di un Piano Nazionale di  ripristino ambientale, a cui destinare almeno il 10% dei Fondi europei assegnati all’Italia dall’EU Recovery Fund e dall’European Green Deal. Piano che definisca anche i fiumi da riqualificare e le modalità per favorire una diffusa e urgente rinaturazione volta a recuperare la continuità ecologica dei corsi d’acqua, le aree di esondazione naturale per contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico e gli habitat ripariali da tutelare per ripristinare i numerosi servizi ecosistemici forniti dai fiumi.
Un’azione diffusa di rinaturazione che potrebbe essere avviata immediatamente impiegando il 20% di finanziamenti della difesa del suolo per “interventi integrati per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, come espressamente previsto dall’articolo 7, comma 2, del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, rifacendosi anche a quanto indicato dalla Commissione Europea (2013/249) riguardo le “infrastrutture verdi”.
 

[1] https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/DOC/?uri=CELEX:52020DC0380&from=EN
[2] L’obiettivo di 25 000 km si basa sulla valutazione della Commissione su quanto è raggiungibile nell’UE entro il 2030. 

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