L’appello di Sebastião Salgado
Qualche hanno fa ebbi la fortuna di parlare a tu per tu con Salgado e di chiedergli che cosa secondo lui fosse la cosa più importante per salvare l’Amazzonia. Lui mi rispose convinto: pregare. Ho riflettuto negli anni a quella risposta e solo ieri ne ho capito la portata. Salgado sta infatti girando il mondo per raccontare la meraviglia e il dramma della sua Amazzonia. L’ho rincontrato pochi giorni fa all’auditorium di Roma. Le sue foto scorrevano su un grande schermo accompagnate da brani di musica classica. È stato emozionante. Siamo tutti tornati a casa con un pezzetto di Amazzonia nel cuore, pregando perché l’umanità faccia il possibile per salvarla. Ma potrebbe essere già troppo tardi. È di luglio di quest’anno la pubblicazione, sulla rivista Nature, dei risultati di un gruppo di ricercatori che hanno di fatto constatato che ampie porzioni dell’Amazzonia, nei tratti più meridionali e ahimè più colpiti dalla deforestazione, emettano più CO2 di quanta ne riescano ad assorbire. Questo è dovuto sia al deterioramento e degrado della foresta sia alla quantità di incendi che liberano nell’atmosfera il carbonio sapientemente e lentamente immagazzinato dagli alberi in forma di materia organica.
Foreste sempre più a rischio
Purtroppo il recente studio è solo la punta di un iceberg: se negli anni 90 del secolo scorso le foreste tropicali ben conservate contavano per circa la metà dell’assorbimento globale di carbonio terrestre, eliminando circa il 15% delle emissioni di anidride carbonica di origine antropica e quindi fornendo un prezioso servizio alla lotta al cambiamento climatico, oggi la loro capacità si è ridotta di ben un terzo. Perdere l’Amazzonia, trasformata in aride savane, non sarebbe un dramma solo per lo straordinario patrimonio di specie, di habitat, di natura ma eccellerebbe in maniera esponenziale il disastro climatico con tutte le conseguenze che conosciamo.
l’Amazzonia è dunque la ‘madre di tutte le foreste’ e per questo merita un’attenzione speciale. Purtroppo nei prossimi 15-25 anni, molti dei cambiamenti attualmente in corso in Amazzonia potrebbero portare questo straordinario sistema verso una soglia, anche detta “tipping point”, oltre la quale il collasso ecologico diventa irreversibile.
Che possiamo fare per fermare tutto questo?
Tutti possiamo fare qualcosa. Possiamo ridurre tutte quelle azioni che pesano sul futuro dell’Amazzonia, come il consumo di carne – grande imputata sul banco della deforestazione – o quello di legno tropicale non certificato FSC; ma possiamo anche rimettere in moto le gambe, riducendo il nostro uso di combustibili (non dimentichiamoci che responsabile di deforestazione in Amazzonia è anche la produzione di biocombustibili) e pensare al nostro sistema energetico in maniera totalmente diversa.
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Climate Crisis Fund
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Sono cambiamenti che ci pesano? Niente a che vedere con quello che cambierà nella nostra vita e intorno a noi se non iniziamo a fare qualcosa. Scegliamoci la nostra ricetta e dedichiamola all’Amazzonia. È il miglior modo di amare i nostri figli.