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Sardegna, bocciate le trivelle

Il mare di Sardegna tira un sospiro di sollievo: la Schlumberger, la più grande società di servizi petroliferi al mondo, non ha ottenuto il parere positivo per effettuare le prospezioni geosismiche in una grande area di circa 23.000…

Il mare di Sardegna tira un sospiro di sollievo: la Schlumberger, la più grande società di servizi petroliferi al mondo, non ha ottenuto il parere positivo per effettuare le prospezioni geosismiche in una grande area di circa 23.000 kmq.
Il WWF, insieme a tanti cittadini, associazioni, amministrazioni locali, si è mobilitato sin dal 2014 presentando delle dettagliate osservazione in opposizione al progetto sottoposto al procedimento di valutazione di impatto ambientale presso il Ministero dell’Ambiente e documenti di sostegno ai sindaci delle città della Sardegna (Alghero, Bosa, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, Sassari e Tresnuraghes) che si opponevano alle ricerche di idrocarburi in mare in un’area a ridosso del Santuario dei Cetacei, che vede la presenza di animali sensibilissimi e vulnerabili alle prospezioni geosismiche, il micidiale Air Gun, o “batteria di air gun”, una metodica che si serve del rilascio di aria compressa, che per l’intensità viene chiamata detonazione. Le onde sonore, in questo caso delle vere e proprie onde eccaniche, una volta “sparate” vengono riflesse dagli strati della crosta terrestre, ricostruendo la stratigrafia del sottosuolo, dando quindi modo di individuare la presenza o meno di idrocarburi.
In questi giorni, con grande soddisfazione, si è appresa la notizia che il Ministero dell’Ambiente ha espresso parere negativo di sostenibilità ambientale per le modalità delle ricerche nei mari della Sardegna che avrebbero riguardato migliaia di chilometri di tracciato e per un periodo di diverse settimane anche con spari di aria compressa nel fondale marino con intensità sonora che avrebbero potuto raggiungere i 260 decibel, un livello di emissione che in natura viene superato solo da terremoti ed esplosioni di vulcani sottomarini e avrebbe rappresentato un grave pericolo per i cetacei.
Infatti l’area marina interessata si trova in prossimità del confine occidentale di Pelagos: 90.000 Km2 di superficie marina meglio conosciuta come Santuario dei cetacei del Mediterraneo, un’area Specialmente Protetta che ha valenza internazionale perché coinvolge ambiti territoriali di pertinenza francese, monegasco e italiano. In questa zona del Mediterraneo vi è una massiccia concentrazione di cetacei rappresentati da dodici specie tra i quali la stenella, la balenottera comune, il capodoglio, alcune delle quali in forte contrazione ed a rischio estinzione.
Nel tratto di costa della Sardegna e della Corsica interessate dalle prospezioni geognostiche marine ricadono il Parco internazionale delle Bocche di Bonifacio, il Parco Nazionale dell’Asinara, le Aree Marine Protette di Capo Caccia – isola Piana di Alghero e Penisola del Sinis – isola di Mal di Ventre di Cabras, il Parco Naturale Regionale di Porto Conte, nonché numerosi siti a tutela della biodiversità: aree comprese nella rete Natura 2000 (SIC e ZPS). Il Mediterraneo ospita un’incredibile diversità biologica, culturale, sociale, politica ed economica. In un’area che occupa meno dell’1% della superficie planetaria, si concentrano più di venti diverse nazioni, l’8% della flora mondiale e l’8% della biodiversità marina mondiale, con il 28% di specie endemiche. Questo incredibile patrimonio di vita è già sottoposto a una pressione antropica estrema che lo porta ad essere inquinato, degradato, sfruttato oltre misura. Le conseguenze sono impatti diretti e indiretti sulla biodiversità, che vengono a loro volta amplificati dai cambiamenti climatici.
Il WWF, a pochi giorni dall’inizio della conferenza COP 21 di Parigi sui cambiamenti climatici, rimarca la necessità – anche per la Sardegna – dell’individuazione di fonti energetiche alternative ai combustibili fossili responsabili delle emissioni di CO2 in atmosfera.

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