Nel corso di controlli ad un posto di blocco lungo la SS 131, in territorio di Macomer, la polizia stradale ha individuato e denunciato alcuni trafficanti di fauna trovati in possesso di oltre 3 quintali di tordi, specie non cacciabile in questo periodo in cui la caccia è chiusa. “Il WWF – sottolinea Carmelo Spada, Delegato WWF per la Sardegna – si congratula con la Polizia Stradale di Nuoro e valuterà la possibilità di costituirsi parte civile come è stato già fatto in passato in occasione di procedimenti penali nei confronti di bracconieri di fauna selvatica in varie parti della Sardegna”.
Nello scorso autunno, il WWF si era occupato della piaga del bracconaggio nell’isola nel dossier Furto di natura – storie di bracconaggio made in Italy: “Nella Sardegna meridionale (Sulcis) vige la consuetudine di catturare i tordi bottacci ed i merli con dei lacci- cappi di crine di cavallo (oggi, al posto dei crini vengono impiegati fili di nylon). Si è calcolato negli anni passati che, in un solo comune, questa attività era praticata dalle 200 alle 300 persone, in particolare tra novembre e febbraio. Nei momenti di forte flusso migratorio un solo sentiero può fruttare al singolo bracconiere più di 100 tordi al giorno e quindi si può arrivare anche ad un prelievo di 20.000-30.000 tordi al giorno. Molte altre specie di uccelli, come pettirossi, occhiocotti, pernici sarde, fringuelli, frosoni persino piccoli rapaci vengono comunque catturati con questo metodo non selettivo, crudele ed ovviamente illegale. Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e delle associazioni come il WWF e la Lipu per contrastare queste tradizioni barbare e nonostante il numero sia in calo, tutt’oggi questo tipo di caccia di frodo è diffusa in quelle aree, tanto che l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha inserito il Sulcis tra i sette “ Black-spot nazionali” per il bracconaggio. I tordi così bracconati vengono venduti ai ristoratori locali per la preparazione di un piatto tipico la “ taccula”, o “grive”, otto uccelletti uniti per il becco con un rametto di mirto, a cifre folli, fino a 100 euro.