Questi i risultati nelle aree chiave:
• Fare un piano per eliminare il gap tra impegni assunti e traiettoria di riduzione delle emissioni necessaria per stare sotto 1,5-2°C, compreso il supporto finanziario e altri tipi di sostegno per accelerare l’azione adesso e oltre il 2020 l’accordo comprende alcuni degli elementi necessari per un meccanismo ambizioso come cicli di cinque anni, una revisione periodica della situazione globale per le azioni di riduzione delle emissioni, il supporto economico e l’adattamento, oltre a momenti globali che offriranno l’opportunità ai governi di migliorare le proprie azioni. L’ambizione e l’urgenza nel portare a compimento un’azione climatica non è però ancora abbastanza forte, e dipenderà essenzialmente dai singoli governi velocizzare e incrementare le azioni, mentre dipenderà da attori non pubblici, dal settore privato e dai cittadini continuare a mettere in atto azioni cooperative ambiziose e stimolare i governi a fare di più.
• Fornire supporto ai paesi vulnerabili per limitare gli impatti climatici e affrontare gli inevitabili danni.
L’ inclusione di un obiettivo globale di Adattamento, così come un riconoscimento esplicito (e separato dall’adattamento) degli aiuti alle emergenze (Loss and Damage) sono risultati importanti dell’accordo. Questo è importante per la protezione di coloro che sono vulnerabili al cambiamento climatico. L’accordo, comunque, non va abbastanza oltre nell’assicurare il supporto finanziario necessario per la protezione dei poveri e dei vulnerabili.
• Stabilire un obiettivo chiaro a lungo termine per il 2050 per abbandonare i combustibili fossili e verso l’energia rinnovabile e un uso sostenibile del suolo.
Inserendo come obiettivo a lungo termine una temperatura ben al di sotto dei 2°C di riscaldamento globale e un riferimento a 1,5°C, l’accordo manda un forte segnale: i governi sono impegnati a stare al passo con la scienza.
Inoltre il riconoscimento dell’emission gap e l’inserimento di un obiettivo quantificato in gigatonnellate per il 2030 dovrebbe servire come base per la revisione degli impegni nazionali dal 2020.
L’accordo fissa al 2018 il momento globale fondamentale in cui i paesi dovranno tornare a discutere la situazione dei propri impegni in relazione a tale obiettivo globale e da questo devono derivare azioni più forti e ottimizzate sulle riduzioni delle emissioni, per il supporto finanziario e l’adattamento.
L’accordo di Parigi ha fatto progressi positivi riconoscendo, in un unico articolo, che tutte le nazioni devono agire per bloccare la deforestazione e il degrado e migliorare la gestione del suolo. L’accordo comprende anche un processo che può fornire una guida per l’amministrazione del territorio. Certo, il sostegno finanziario adeguato e pianificabile per la riduzione delle emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale sarebbe potuto essere più forte.