“Sulla vicenda del ponte sullo Stretto di Messina Il Governo deve fare una operazione di pulizia e chiarezza già oggi. Infatti, ieri 1 marzo scadeva il termine perentorio per la presentazione dell’atto aggiuntivo al contratto vigente, sospeso con il decreto sviluppo-bis n. 179/2012, convertito nella legge 221/2012 che doveva essere redatto da Stretto di Messina SpA – SDM SpA (concessionaria pubblica) e il General Contractor Eurolink (capeggiato da Impregilo). Vogliamo sapere subito dal Presidente del Consiglio Mario Monti se l’atto è stato consegnato o no, e se risulta che qualcosa sia stato trasmesso di conoscerne immediatamente i contenuti e sia possibile verificarne la validità. Si tratta infatti di chiudere la storia di un’opera dal costo insostenibile di 8,5 miliardi di euro, per la quale sono stati già spesi almeno 300 milioni di euro in inutili progettazioni e studi, visto che dopo 10 anni non è stata ancora dimostrata la fattibilità tecnica ed economico-finanziaria del ponte sospeso (stradale e ferroviario) più lungo del mondo (3.3 km di lunghezza, sorretto da torri di circa 400 m di altezza), localizzato in una delle aree a più elevato rischio sismico e di maggior pregio naturalistico del Mediterraneo.” Lo chiedono FAI, Italia Nostra, Legambiente, MAN e WWF, che in questi giorni hanno seguito i vari sviluppi con grande attenzione.
Le associazioni ambientaliste ricordano che nel caso non sia stato presentato un atto aggiuntivo valido formalmente e controfirmato dalle due parti interessate la norma voluta dal Governo Monti prevede che: 1. siano caducati tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, nonché le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale, 2. si proceda con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri alla liquidazione della Stretto di Messina SpA (come viene stabilito ai comma 8 e 9 dell’art. 34-decies della legge n. 221/2012)”.
Ad ogni modo, il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) – alla luce delle incolmabili lacune rilevate dal Ministero dell’ambiente, che ha presentato nel novembre 2011 ben 223 richieste di integrazioni al progetto – potrà comunque bocciare il progetto definitivo, una volta esaminata la documentazione di dettaglio che fosse presentata da SdM SpA sugli aspetti tecnici ed economico finanziari nel termine di 60 giorni dall’eventuale trasmissione dell’atto aggiuntivo (come stabilito ai comma 2 e 3 dell’art. 34-decies della legge n. 221/2012).
CINQUE MOTIVI PER DIRE SUBITO NO AL PONTE
L’esecutivo in carica ha già oggi tutti gli elementi per valutare come il ponte sullo Stretto di Messina:
1. abbia un costo ingiustificato di 8,5 miliardi di euro, più del doppio di quello con cui il General Contractor Eurolink, capeggiato da Impregilo, ha vinto la gara (3,9 miliardi rispetto ai 4,4 miliardi di Euro posti a base di gara). E dell’ordine del 39% in più rispetto al valore di partenza se si considera l’importo lordo di 6,1 miliardi di Euro, ripetutamente indicato dai progettisti;
2. non si ripaghi con il traffico stimato, visto che le previsioni degli stessi progettisti, basate sulle stime e gli scenari intermedi del progetto preliminare, prevedevano che un incremento di costo del progetto nell’ordine del 15% avrebbe determinato un Valore Attuale Netto negativo, figuriamoci un incremento di costo del 39% rispetto all’importo lordo! Inoltre, le stesse previsioni valutano, a regime, un utilizzo del ponte che si aggirerebbe attorno all’11% della capacità complessiva (11,6 milioni di auto l’anno, a fronte, appunto, di una capacità complessiva teorica dell’opera di 105 milioni di auto l’anno nelle due direzioni), configurando un evidente, colossale spreco di risorse;
3. non sia realizzabile dal punto di vista tecnico: si tratterebbe di costruire, in una delle aree a più alto elevato rischio sismico del Mediterraneo, un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza, a doppio impalcato stradale e ferroviario, (quando allo stato attuale delle conoscenze tecniche il ponte più lungo esistente al mondo con analoghe caratteristiche è quello del Minami Bisan-Seto in Giappone, di 1118 metri di lunghezza);
4. vada ad incidere su un’area ampiamente vincolata per gli straordinari valori paesaggistici e severamente tutelata dall’Unione Europea, si deve ricordare tra l’altro che l’opera ricade interamente nell’area di due ZPS – Zone di Protezione Speciale (“Costa Viola”, in Calabria e dei “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area marina dello Stretto”, in Sicilia) e interferisce in entrambe le regioni con 11 SIC – Siti di Interesse comunitario;
5. il progetto ‘definitivo’ presenti gravi carenze tecniche rilevate già dalla Commissione VIA – Valutazione Impatto Ambientale (con ben 223 richieste di integrazione), secondo cui: “gli studi relativi [ad alcuni] interventi … non hanno un livello di approfondimento tale per essere parte di un progetto definitivo”.