Il WWF segue con profondo rispetto e attenzione, attraverso i canali ufficiali, i lavori dell’assemblea dei Vescovi per l’Amazzonia, che continua a bruciare.
Il Sinodo, un appuntamento di carattere profondamente religioso, dedica grande attenzione rispetto ad una delle grandi emergenze ambientali che affliggono il Pianeta e rappresenta un incrocio e un approfondimento di istanze e temi su cui, prima e dopo l’enciclica Laudato Sii, le strade si sono incontrate e si incontrano costantemente.
L’America Latina e l’Amazzonia sono regioni in cui questo intreccio è palese ed evidente e a sua volta si lega anche alle vicende centenarie dei Popoli Indigeni, spesso espropriati dei propri diritti legati alla terra e alla salute degli ecosistemi e della biodiversità. L’Amazzonia rappresenta l’area dove maggiormente il legame tra diritti dei territori e problemi globali è evidente. La deforestazione viola i diritti di chi della foresta vive e al contempo colpisce gravemente le condizioni per la vita sul Pianeta per la funzione ecologica che la foresta amazzonica svolge, sia per il ciclo del carbonio (e quindi il clima) che per il ciclo dell’acqua.
Come ha detto il cardinal Clàudio Hummes aprendo il Sinodo: “l’ecologia integrale ci palesa che tutto è collegato, gli esseri umani e la natura. Tutti gli esseri viventi del pianeta sono figli della terra”. In questo modo si spazzano via contrapposizioni artificiose e alibi inesistenti, come quelli evocati pochi giorni fa all’ONU dal presidente brasiliano.
Ci auguriamo che il cammino sinodale porti persone e popoli di buona volontà a incontrarsi per affrontare insieme una crisi senza precedenti, quella che colpisce clima e natura, Paesi, comunità e persone allo stesso tempo. E per ridare così una speranza a tutte e tutti e, soprattutto, alle generazioni future.
Solo ad agosto 2019 sono stati registrati 30mila righi, con un aumento del 196% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente: conseguenza diretta di una deforestazione accelerata, alimentata dalle politiche del presidente brasiliano combinate ai tagli del governo sui controlli della deforestazione e degli incendi illegali. All’inizio di settembre, i dati mostrano una riduzione del numero di incendi in Amazzonia, ma nonostante questo gli allarmi legati alla deforestazione sono aumentati e questo significa che – entro la fine dell’anno o nella prossima stagione secca – è molto probabile che altre aree vengano bruciate, poiché i roghi sono una conseguenza della deforestazione. L’emergenza, poi, riguarda altre ecoregioni come il Pantanal e il Cerrado, dove il numero di roghi risulta invece in aumento. Nella regione di Santa Cruz in Bolivia, sono stati distrutti 3,5 milioni di ettari, con oltre 4.000 famiglie e innumerevoli specie animali e vegetali colpite.