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Sulla decarbonizzazione ora si deve fare sul serio

Il Piano Nazionale Energia e Clima, la cui bozza va ultimata dal Governo entro dicembre, è l’occasione per identificare e rendere operativi le politiche innovative e gli strumenti necessari per attuare l’Accordo di Parigi nel settore energetico, in…

Il Piano Nazionale Energia e Clima, la cui bozza va ultimata dal Governo entro dicembre, è l’occasione per identificare e rendere operativi le politiche innovative e gli strumenti necessari per attuare l’Accordo di Parigi nel settore energetico, in particolare su energia rinnovabile, efficienza energetica e uscita dal carbone (a cominciare dal settore elettrico). Questa l’indicazione del WWF che ha redatto uno studio per identificare le politiche necessarie a intraprendere con decisione la strada della decarbonizzazione. 
Per ciascun ambito il WWF propone precisi strumenti che potranno essere adottati nella stesura del Piano Energia e Clima in modo da garantire un percorso di azzeramento delle emissioni di carbonio (decarbonizzazione) al 2050, per il quale andrà varata un’apposita strategia a lungo termine entro il prossimo anno, garantendo la sicurezza dei sistemi energetici.
A un anno dall’approvazione della Strategia Energetica Nazionale, che prevede l’uscita dal carbone entro il 2025, per dare concretezza all’intento politico di chiudere le centrali a carbone al 2025, le cui altissime emissioni di CO2 sono incompatibili con le politiche di salvaguardia climatica, il WWF chiede l’introduzione di un Emission Performance Standard[1] di 500gCO2/kWh a partire dal 2025. Lo strumento se introdotto da subito, permetterebbe di programmare la chiusura delle centrali in tempo per garantire uno sviluppo delle infrastrutture necessarie ad assicurare standard adeguati di sicurezza del sistema elettrico ed impostare strumenti per un’equa transizione nel rispetto di quanti sono oggi impiegati nel settore.
Nel settore delle rinnovabili lo studio interviene su aspetti specifici del decreto rinnovabili in fase di approvazione suggerendo di incrementare i contingenti d’asta ed assicurare un equilibrato sviluppo di eolico e fotovoltaico. Quindi raccomanda l’introduzione di strumenti per la promozione di contratti di acquisto da fonti rinnovabili a mercato nel lungo periodo, i cosiddetti Power Purchasing Agreement (PPA). Lo strumento proposto consiste nella garanzia di prezzo dei contratti attraverso la costituzione di un fondo alimentato dai proventi delle aste di CO2 il cui gettito è stimato in circa 1,5 miliardi anno. Contestualmente è richiesta l’introduzione di un carbon floor price[2] sulle emissioni di CO2 nel settore termoelettrico per limitare gli effetti negativi sul mercato delle fonti rinnovabili dovuti alla forte volatilità del costo dei permessi di emissione nel sistema di Emission Trading europeo ed assicurare contestualmente una programmazione del gettito delle entrate da permessi di CO2.

Infatti, In considerazione di un contributo FER al 2030 superiore al 55% nel settore elettrico, e progressivamente prossimo al 100% nel 2050, occorre istituire meccanismi e costruire un mercato che risponda progressivamente alle esigenze dei fondamentali degli impianti rinnovabili e sempre meno di quelli fossili. Il periodo 2021-2030 dovrà essere dedicato a questa progressiva trasformazione.
 

Nel settore dell’efficienza energetica il WWF auspica un riordino dei meccanismi di promozione dell’efficienza nell’ottica di una maggiore efficacia in termini di riduzione della domanda finale di energia e suggerisce l’estensione dell’obbligo di risparmio attraverso il meccanismo dei titoli di efficienza energetica (TEE) al settore della vendita di energia elettrica e gas naturale. Ad oggi i TEE gravano unicamente sui distributori di energia e questo non è ritenuto sufficiente nel lungo periodo a fronte di obiettivi quantitativi sempre maggiori richiesti dalle direttive europee.
 
Inoltre, in merito alla definizione degli scenari rispetto alla SEN, lo studio sottolinea come le quantità di fonti rinnovabili e promozione dell’efficienza energetica dovranno per prima cosa essere aggiornate ed incrementate in relazione agli obiettivi proposti dalle nuove versioni delle Direttive Europee sulle fonti di energia rinnovabile (FER) e sull’efficienza energetica (EE).
 
Sulle energie rinnovabili, il nuovo obiettivo di coprire con queste fonti il 32% dei consumi finali al 2030 corrisponde ad un ulteriore necessario aumento della produzione pari a 4-5 Mtep (Mega Tonnellate di petrolio equivalente).
Rispetto alla bozza di decreto sulle fonti rinnovabili cosiddette mature il report suggerisce di introdurre la garanzia per lo sviluppo minimo di impianti per ciascuna tecnologia, eolico e fotovoltaico, sottolineando l’importanza di garantire una filiera industriale nelle diverse tecnologie proprio a fronte di obiettivi di sviluppo delle FER nel lungo periodo.
è opportuno, in ragione di un costo massimo per il sistema, mirare al maggiore sviluppo possibile delle FER in termini di nuova generazione elettrica. Il meccanismo attuale di asta definisce i MW di nuovi impianti, indipendentemente dal costo complessivo per il sistema e dalla quantità di elettricità generata. La proposta chiede, una volta definito un costo massimo per il sistema, di riassegnare nuova capacità in ragione dei risultati delle aste stesse. Non è pensabile, infatti, rallentare lo sviluppo delle FER in un contesto in cui l’apporto delle rinnovabili nel settore elettrico al 2030 dovrà essere ben superiore al 55% come già definito dalla SEN.
 
Infine il report del WWF sottolinea l’importanza dello sviluppo delle infrastrutture nel settore energetico, e di una governance in cui le politiche di energia e cambiamenti climatici siano maggiormente integrate, sul modello del Ministero per la Transizione Ecologica in Francia e altre esperienze simili in molti Paesi europei.
 
In merito alle infrastrutture energetiche si raccomanda di accelerare la diffusione delle tecnologie di accumulo (batterie e altro) superando la fase sperimentare ed inaugurando, sul modello inglese, un mercato dei servizi di dispacciamento riservato agli accumuli in modo da renderne il ricorso interessante per gli investitori privati.  Sul tema della governance si avanza la proposta per una maggiore integrazione tra ministeri che si occupano di mercati energetici e politiche climatiche.
 
Note
Emission Performance Standard: limite Massimo di emissione di un inquinante, in questo caso il CO2, richiesto alle centrali elettriche per avere l’autorizzazione ad operare. Come per gli altri inquinanti si suggerisce di introdurre un limite massimo di emissione a 500g/CO2 per il settore termoelettrico. Il carbone emette circa 900g/CO2 per ogni kWh generato, il gas naturale circa 380g/CO2.
Power Purchasing Agreement: contratti di acquisto di energia elettrica di lungo periodo, solitamente con garanzia di prezzo massimo e minimo di remunerazione.
Carbon floor price (CFP): strumento fiscale che opera per differenza rispetto al valore del permesso di emissione come da direttiva ETS. Fissato il valore CFP in relazione al prezzo della quota ETS gli operatori saranno chiamati o meno a compensare la differenza. Ad esempio fissato il CFP a 30€/t qualora il valore dell’ETS sia a 25€/t gli operatori dovranno versare 5€/t come componente fiscale. Qualora il valore dell’ETS sia a 30€/t nulla sarà dovuto.
Titoli di efficienza energetica: meccanismo di promozione dell’efficienza energetica attraverso l’introduzione di un obbligo, oggi imposto sulla distribuzione di energia, a dimostrare il raggiungimento annuale di determinati obbiettivi quantitativi di efficienza. Prova del raggiungimento dell’obbligo sono i TEE che attestano i risparmi avvenuti dai diversi progetti di efficienza.
 

[1] Si tratta del limite di CO2 che ciascuna centrale può emettere in atmosfera (vedi note finali).
[2] Si tratta di un prezzo minimo per le quote di CO2 nel sistema di scambio europeo (ETS).

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