Un gigante prezioso per la biodiversità e gli ecosistemi. Oggi è la giornata mondiale degli ippopotami. Secondi per stazza solo a elefanti e rinoceronti, sono animali erbivori. Nonostante l’apparenza pacifica, hanno la fama di essere imprevedibili e pericolosi, e sono responsabili del più alto numero di vittime umane in Africa (non considerando le zanzare). E questa è solo una delle interessanti curiosità su questo animale.
Il cavallo di fiume e la sua crema solare
Il nome “ippopotamo” deriva dal greco antico e significa “cavallo di fiume“. Il corpo di questi animali è privo di peli, tranne coda e muso. Nonostante il loro aspetto goffo, gli ippopotami possono correre fino a 30 km/h sulla terraferma. Inoltre trascorrono la maggior parte del loro tempo in acqua per mantenere la pelle umida e fresca. Su questo tema una caratteristica interessante degli ippopotami è che si autoproducono la propria crema solare: la loro pelle una sostanza oleosa di colore rosa che funge da protezione solare naturale. Curiosa anche la loro struttura sociale: i gruppi sono costituiti da un maschio dominante, femmine e giovani esemplari; i maschi senza partner sono dislocati in atri gruppi.
Una specie importante per gli habitat, ma vulnerabile
La lista rossa IUCN considera l’ippopotamo Vulnerabile (VU), poiché la popolazione ha subito negli anni un drastico calo numerico, e si stimano oggi 115.000-130.000 ippopotami. Sebbene in alcuni paesi le popolazioni di ippopotami si siano stabilizzate, riduzioni numeriche sono ancora segnalati in molti paesi. Le crescenti e incessanti minacce della perdita di habitat e della caccia non regolamentata sono sfide importanti per la vitalità e la persistenza delle popolazioni di ippopotami. Lo stato di conservazione rimane precario e la necessità di azioni di conservazione diretta per proteggere gli ippopotami e il loro habitat in tutto il loro areale rimane una priorità. Il declino degli ippopotami infatti non arreca danni solo a questi animali, ma tutto l’habitat in cui si trovano. Gli ippopotami contribuiscono infatti a mantenere in salute il loro habitat: con i loro escrementi forniscono nutrienti utili per la vita acquatica, come carbonio, fosforo e azoto. Il WWF è da tempo impegnato nella lotta al bracconaggio anche i queste specie. Nel 2018 ha pubblicato un report per fare un punto proprio su questo fenomeno e su come combatterlo.