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Un “Blue Recovery Plan” per il Mediterraneo

E in Italia prende il via GenerAzioneMare, la campagna estiva del WWF animata da una grande community che difende specie, habitat, lotta contro l’inquinamento da plastica e sostiene la pesca sostenibile In un Mediterraneo devastato dalla pandemia COVID-19…

E in Italia prende il via GenerAzioneMare, la campagna estiva del WWF animata da una grande community che difende specie, habitat, lotta contro l’inquinamento da plastica e sostiene la pesca sostenibile

In un Mediterraneo devastato dalla pandemia COVID-19 e che si avvia faticosamente ad una stagione turistica poco promettente, il WWF lancia un appello ai 22 paesi e territori costieri in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani: la proposta è quella di lavorare insieme su un “BLUE RECOVERY PLAN” (Un Piano per la Ripresa) per la regione. Quelle del mare sono le risorse naturali e socio economiche condivise più importanti su cui i governi dovrebbero concentrarsi per garantire un futuro di prosperità e stabilità ai propri cittadini. Il WWF ha stimato [2] che l’economia legata agli oceani nel Mediterraneo può generare un valore annuo di circa 400 miliardi di euro,  l’equivalente di oltre la metà del Fondo per la Ripresa proposto dall’UE [3]. Ma questa ‘economia blu’ può mettersi in moto solo se un’efficace protezione del mare e uno sviluppo economico sostenibile diventano la norma.

“Il Mediterraneo è un concentrato di biodiversità che tutto il mondo ci invidia, con oltre 17.000 specie, paesaggi evocativi, ricco di cultura, tradizioni – ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente di WWF Italia – I paesi che condividono questa grande ‘oasi marina’ hanno quindi un’enorme responsabilità verso i propri cittadini e la nostra proposta punta ad un futuro sostenibile del mare, per il Mondo che Verrà”.

I DUE PILASTRI DEL  “BLUE RECOVERY PLAN”

L’iniziativa del WWF “A Blue Recovery for the Mediterranean – Il Piano per La Ripresa Blu del Mediterraneo” parte da dati che mostrano un  peggioramento delle prospettive ecologiche ed economiche del Mediterraneo nel 2020 [1] e indica una serie di priorità e raccomandazioni per garantire ecosistemi marini sani, più posti di lavoro e migliori condizioni di vita entro il 2030.  
Prima di tutto dobbiamo lasciare che il mare ‘riprenda fiato’ e recuperi uno status naturale. Al momento appena l’1,27% del Mediterraneo è effettivamente protetto mentre i maggiori scienziati del mondo concordano sul fatto che almeno il 30% del mare dovrebbe essere tutelato. Le aree protette marine gestite in modo efficace sono fondamentali per ricostruire gli stock ittici, sostenere attività di pesca e turismo sostenibili e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.
In secondo luogo, dobbiamo ripensare il nostro sistema economico. Le analisi economiche del WWF 2020 [1] mostrano che tutti i sette principali settori marittimi – dal trasporto marittimo all’acquacoltura, dalla nautica da diporto alla pesca ricreativa e su piccola scala – si basano o competono su aree marine chiave, lasciandole in uno stato di grave esaurimento. Il declino di queste risorse naturali comporterebbe inevitabilmente il declino della maggior parte dei settori economici della regione e delle molte comunità che dipendono da essi.

IL RUOLO DELL’ITALIA

L’Italia è uno dei paesi più ricchi in Europa e nel Mediterraneo in termini di biodiversità anche marina che forniscono un capitale naturale elevatissimo: sequestro del carbonio fornito dai nostri mari vale tra i 9,7 e i 129 milioni di Euro  l’anno, mentre la funzione protettiva delle praterie marine di posidonia contro l’erosione costiera ha un valore economico stimato circa 83 milioni di Euro l’anno.
 (Primo rapporto sul Capitale Naturale) 

DA OGGI AL VIA LA CAMPAGNA GENERAZIONEMARE, PER IL MONDO CHE VERRÀ

E da oggi in Italia e per tutta l’estate  il WWF ha anche dato il via a GenerAzioneMare: al suo terzo anno,  questa campagna  ha costruito una vera e propria community con volontari, cittadini, scienziati, pescatori, aziende, tutti uniti per difendere il patrimonio Blu del Mediterraneo. Nel ricco palinsesto estivo sono previste attività sul campo, come liberazioni di tartarughe e sorveglianza dei nidi. La ricerca sui cetacei avverrà attraverso il monitoraggio delle specie e sulle minacce che affrontano come pesca, traffico nautico, rumore antropico e plastica all’interno del santuario Pelagos anche  grazie all’iniziativa VELE DEL PANDA in collaborazione con WWF Travel. In cantiere anche  incontri con i pescatori, tagging su squali e tartarughe per identificare i loro spostamenti e il comportamento, pulizia di spiagge e coste anche in versione adatta alla sicurezza sanitaria con i SELF PLASTIC FREE TOUR; e poi mappatura delle reti fantasma sui fondali, con la community WWF SUB. Inoltre, prosegue l’attivazione digitale nata durante il lockdown – ECOTIPS sulla pagina WWF per scoprire/conoscere/imparare mare , si potranno scoprire i segreti di balene e delfini con gli APERIPELAGOS (primo appuntamento stasera alle 17. e poi alle 19 ) , incontri virtuali con esperti Facebook di WWF, imparare a riconoscere e segnalare la presenza di specie marine (tartarughe, cetacei, fratino, o le specie ‘fantasma’ dei fondali), e infine, i consigli per menù sostenibili di pesce.

Giuseppe Di Carlo, Direttore della WWF Mediterranean Marine Initiative, ha dichiarato: “Disastri ecologici, temperature in aumento, crisi dei rifugiati, disoccupazione e ultimo, ma non meno importante, la pandemia: la regione mediterranea è in costante stato di emergenza, incapace di il futuro.
La mappa del Mediterraneo vede un grande bacino blu al centro che tiene insieme i 22 paesi costieri . Il mare è l’unico e più importante tesoro naturale ed economico che possediamo. Ed è qui che dobbiamo investire se vogliamo avere la possibilità di una ripresa reale e a lungo termine. La recente interruzione di alcune attività marittime a causa di COVID-19 ha confermato che se riduciamo la pressione sul mare, gli stock ittici e gli habitat marini potrebbero ricostruire rapidamente e fornire le risorse necessarie a sostenere il nostro rilancio socioeconomico. Abbiamo bisogno di cambiamenti coraggiosi se vogliamo dare alle giovani generazioni la possibilità di vivere e lavorare nel Mediterraneo “.

Nel Mediterraneo purtroppo i servizi ecosistemici sono a forte rischio: il 33% degli habitat marini italiani di interesse comunitario, tra cui praterie di posidonia, foreste di macroalghe e coralligene, presentano uno stato di conservazione inadeguato. Questo a causa  delle elevate pressioni cui sono soggetti mari e coste Italiani: nel 2015 l’Italia era al terzo posto in Europa per volume di traffico merci via mare e al primo per numero di passeggeri,  la prima destinazione crocieristica d’Europa, con 700 porti, una flotta di pesca tra le più grandi in Europa e un settore di acquacoltura in fortissima espansione.

PESCA: UN SETTORE CHIAVE

La pesca è l’esempio più lampante di come la sopravvivenza di un settore economico dipenda dalla sostenibilità ambientale. Anni di pesca eccessiva hanno reso il Mediterraneo il mare più sfruttato al mondo con conseguenze sul settore: molte attività di pesca sono crollate, le flotte si riducono e i piccoli pescatori sono costretti a lasciare il lavoro mentre i giovani si allontanano dalle comunità. Una migliore gestione della pesca e una maggiore protezione marina permetterebbero al settore di rimettersi in piedi e lavorare in modo sostenibile. Inoltre i pescatori devono condividere il mare con altri settori in crescita: l’acquacoltura è quadruplicata negli ultimi 20 anni e rappresenta già oltre la metà della produzione totale del pescato nel Mediterraneo, mentre il trasporto marittimo potrebbe crescere del 4% l’anno. Anche il turismo, nonostante il possibile rallentamento dovuto alle restrizioni di COVID-19, ha visto una forte crescita negli ultimi anni. Più della metà dei superyacht del mondo solcano le acque del Mediterraneo ogni estate, ma l’ancoraggio è anche la prima minaccia per i fondali nelle aree marine protette. Diventa quindi cruciale gestire questi sviluppi in modo coordinato ed evitare danni irreparabili alle risorse marine da cui dipendono.

Note: 
Qui il sito Web WWF Blue Recovery. Le mappe economiche e le analisi qui incluse sono state sviluppate nell’ambito del progetto UE PHAROS4MPAs di cui il WWF ha fatto parte nel 2019-2020, che ha valutato il modo in cui il traffico marittimo, i parchi eolici offshore, l’acquacoltura, le crociere, la pesca su piccola scala, la pesca ricreativa e la nautica da diporto influisce sulle aree marine protette del Mediterraneo e suggerisce approcci strategici per evitare o mitigare gli impatti. 
[2] Nel 2017, il WWF ha prodotto un rapporto Ravvivare l’economia del Mar Mediterraneo calcolando che le attività legate agli oceani nel Mar Mediterraneo generano un valore economico annuo di 450 miliardi di dollari USA (circa 400 miliardi di euro) , che rispetto al PIL regionale, lo rende la quinta economia della regione dopo Francia, Italia, Spagna e Turchia. Questo valore rappresenta circa il 20% del PML (Prodotto Marino Lordo) annuale del mondo in un’area che costituisce solo l’1% dell’oceano mondiale. Inoltre, le attività economiche del Mar Mediterraneo sono state valutate con l’incredibile cifra di 5,6 trilioni di dollari USA.  [3] La Commissione europea ha proposto un fondo per il recupero dell’UE del valore di 750 miliardi di euro (670 miliardi di sterline; 825 miliardi di dollari).

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