C’è un tratto di costa calabrese, sul versante tirrenico delle province di Vibo e Catanzaro, che in primavera si riempie delle fioriture di ravastrelli marittimi e soldanelle, di elicrisi e violaciocche, prima dell’esplosione estiva dei candidi fiori del giglio di mare. E ogni anno, su quelle stesse sabbie, il fratino e il corriere piccolo depongono e covano le loro uova perfettamente mimetiche, fino alla nascita dei pulcini , subito pronti a imitare i genitori zampettando veloci sui granelli infuocati.
Un territorio, quello delle “Dune dell’Angitola” (dal nome dell’omonimo fiume che sfocia lì vicino) che, proprio in virtù della sua preziosa e sempre più minacciata biodiversità vegetale e animale, è stato inserito nell’elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) sulla base di quanto previsto dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” il cui scopo era appunto quello di individuare specie animali e vegetali e ambienti naturali la cui conservazione è considerata prioritaria a livello Europeo.
Purtroppo però, nonostante l’importante inserimento dei due SIC (uno nel territorio di Pizzo e l’altro in quello di Curinga), nella rete coerente di aree protette “ Natura 2000” , l’area è soggetta da tempo a preoccupanti fenomeni di degrado e di perturbazione che rischiano di comprometterne l’integrità naturale.
Associazioni ambientaliste internazionali come il WWF, ma anche locali (“Costa Nostra”) denunciano da anni le forti criticità rappresentate dall’accumulo di enormi quantità di materiali di varia natura, sia perché depositati dalle forti mareggiate, sia perché abbandonati impunemente da gente priva di scrupoli. Materiali plastici di ogni genere, copertoni, persino lastre di eternit o carcasse di autoveicoli occupano lo spazio che dovrebbe essere solo dei Ginepri o degli Oleandri. Ma l’elenco delle minacce non finisce certo qui: transito incontrollato di veicoli, prelievo di sabbia, l’uso di mezzi meccanici per “spianare” la spiaggia sono tutti fattori che determinano la progressiva scomparsa di quella caratteristica flora delle dune e della fauna che in esse trova il proprio habitat ideale. Come la stessa testuggine terrestre, una volta comune frequentatrice delle dune e ormai divenuta sempre più rara anche a causa del prelievo illegale a cui è stata sottoposta.
Proprio con lo scopo di “Conservare, ripristinare e tutelare gli habitat e le specie di Natura 2000”, la Regione Calabria , nell’ambito del Programma Operativo 2014-2020, aveva invitato le Associazioni Ambientaliste, gli Enti di Bonifica e gli enti gestori di aree naturalistiche a presentare delle proposte di intervento per contrastare il degrado e la perdita di biodiversità nelle aree protette.
Da qui l’idea del WWF Vibo Valentia, Consorzio Mediterraneo e Consorzio di Bonifica del Tirreno Vibonese, di unire le proprie forze e competenze per salvare le dune dell’Angitola. Il progetto, approvato dalla Regione, e che prevede la pulizia manuale del materiale accumulato sulle dune oltre a interventi di sensibilizzazione dei soggetti interessati alla fruizione delle stesse (villaggi turistici, aziende agricole, bagnanti ecc.), sarà presentato sabato prossimo, 9 febbraio, nei locali del Museo della Tonnara di Pizzo Marina, con inizio alle ore 10,00.
Sono previsti gli interventi del Sindaco di Pizzo, Gianluca Callipo, del Dirigente del Settore 5 del Dipartimento Ambiente della Regione Calabria, Giovanni Aramini, del Presidente del Consorzio di Bonifica “Tirreno Vibonese” Domenico Piccione, del Direttore del Consorzio Mediterraneo, Paolo Pelusi e di Pino Paolillo, Responsabile Scientifico del WWF Provincia di Vibo.
Un progetto per salvare le dune dell’Angitola
C’è un tratto di costa calabrese, sul versante tirrenico delle province di Vibo e Catanzaro, che in primavera si riempie delle fioriture di ravastrelli marittimi e soldanelle, di elicrisi e violaciocche, prima dell’esplosione estiva dei candidi fiori del…