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Unione energetica: piena di contraddizioni

Oggi la Commissione europea ha presentato la sua visione per una Unione Energetica e una comunicazione sui negoziati sul clima delle Nazioni Unite, il ‘Paris Protocol’. Mentre questi documenti chiave, che definiscono i piani futuri su clima ed…

Oggi la Commissione europea ha presentato la sua visione per una Unione Energetica e una comunicazione sui negoziati sul clima delle Nazioni Unite, il ‘Paris Protocol’. Mentre questi documenti chiave, che definiscono i piani futuri su clima ed energia dell’Unione europea, sono un passo positivo, secondo il WWF entrambi denunciano molte “ombre” su come spostare l’Europa verso un’economia a basse emissioni di carbonio e affrontare seriamente il cambiamento climatico.

“Apprezziamo che la Commissione sia stata esplicita sulla necessità di allontanarsi dai combustibili fossili, riorganizzando i mercati energetici intorno alle energie rinnovabili, e dando all’efficienza un ruolo centrale – dice Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – Contemporaneamente, però, si continua a lavorare per rafforzare la fornitura di combustibili fossili e si menzionano una serie di veri e propri vicoli ciechi come “diversificare le forniture di uranio”, “sostenere la CCS” (cattura e stoccaggio del carbonio), “la fusione nucleare”. La parola “gas” compare decine di volte, mentre sulla necessità di uscire dal carbone non si dice nulla, nonostante sia il combustibile più inquinante per clima e ambiente, nonché dannoso per la salute”.

“Occorre avere coraggio, cogliere questa occasione per una riorganizzazione del sistema energetico UE basata su energie rinnovabili ed efficienza. Non si può continuare a lavorate per mantenere lo status quo: tutto dipenderà dalle azioni concrete che seguiranno”. La UE si sta anche muovendo per prima a livello internazionale, delineando il suo “Contributo determinato a livello nazionale” (INDC), in pratica i propri obiettivi da mettere insieme a quelli degli altri Paesi per il futuro accordo globale. Questo si abbina anche alla visione europea per i risultati della Conferenza ONU sul Clima di Parigi a fine anno.

“Questi son passi positivi, perché la presentazione del proprio INDC da parte dell’Unione Europea dovrebbe indurre anche gli altri Paesi emettitori a prendere impegni analoghi in breve tempo, in modo da gettare le basi per un protocollo ratificabile. L’Europa, però, non fornisce la chiarezza o l’ambizione necessaria per essere credibile; addirittura ridimensiona al livello più basso gli obiettivi a lungo termine dichiarati in passato: in questo modo non si costruisce né leadership, né autorevolezza. Si può e si deve fare molto di più”.

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