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WWF, cinque buoni motivi per dire No al Ponte di Messina

Roma, 7 novembre. Nemmeno il mago più abile può trasformare un rospo in un bellissimo principe, e il Presidente del Consiglio di Renzi non riuscirà a trasformare il ponte sullo Stretto di Messina, di cui si parla almeno…

Roma, 7 novembre. Nemmeno il mago più abile può trasformare un rospo in un bellissimo principe, e il Presidente del Consiglio di Renzi non riuscirà a trasformare il ponte sullo Stretto di Messina, di cui si parla almeno dal 1971 senza che nessuno dei progetti costati decine di milioni di euro sia stato considerato realizzabile: nel 2011 l’allora amministratore delegato della concessionaria Stretto di Messina SpA  Ciucci valutava che dal 1981 in 30 anni di studi, infruttuose ricerche e progetti erano stati spesi 283 milioni di euro.
Lo dice il WWF Italia che ricorda come non sia stata mai dimostrata la fattibilità economico-finanziaria del ponte, in cui lo stesso progettista prevedeva flussi di traffico di attraversamento pari ad 1/10 della sua capacità che non  ripagherebbero mai l’opera, con un costo che è più che raddoppiato dal 2003 al 2010  raggiungendo gli 8,5 miliardi di euro, in presenza di una gara vinta al massimo ribasso dal General Contractor Eurolink (oggi sotto il controllo di Salini) grazie ad un’offerta di 3,9 miliardi di euro per realizzare l’opera, considerata anomale e contestata a suo tempo dal Gruppo Astaldi.
 
Si tratta di un castello di carta, peccato che questo gioco di illusioni costi 1 punto di PIL per costruire un’opera dall’elevatissimo impatto ambientale in una delle aree, quella dello Stretto di Messina, a più elevato rischio sismico del Mediterraneo e interamente tutelata dall’Europa che nel 2005 aveva aperto una procedura d’infrazione per violazione delle Direttiva comunitarie Habitat e Uccelli.
 
Se il premier Renzi vuol davvero far bene al Sud, priorità di cui i Governo pare si sia dimenticato, sarebbe meglio, il WWF Italia chiede che: 1.  si sbarazzi definitivamente di quel baraccone della Stretto di Messina SpA, posta in liquidazione dal 2012; 2  risani l’ANAS che è l’azionista di controllo della SDM SpA e uno dei maggiori responsabili del disastro infrastrutturale del Sud; 3. e  impieghi gli 8,5 miliardi di euro previsti per il ponte al risanamento del territorio e per interventi di adeguamento e ammodernamento delle infrastrutture esistenti, a cominciare dal potenziamento delle ferrovie siciliane e dal completamento dei lavori dell’A3 Salerno-Reggio Calabria e della SS106 Ionica.

Scheda
 
ALMENO CINQUE MOTIVI PER DIRE NO AL PONTE. L’esecutivo in carica ha già oggi tutti gli elementi per valutare come questa opera:

1.  abbia un costo ingiustificato di 8,5 miliardi di euro,  più del doppio di quello con cui il General Contractor Eurolink, capeggiato da Impregilo, ha vinto la gara (3,9 miliardi rispetto ai 4,4 miliardi di euro posti a base di gara)

2. non si ripaga con il traffico stimato, visto che le previsioni degli stessi progettisti valutano, a regime, un utilizzo del ponte che si aggirerebbe attorno all’11% della capacità complessiva (11,6 milioni di auto l’anno, a fronte, appunto, di una capacità complessiva teorica dell’opera di 105 milioni di auto l’anno nelle due direzioni);

3. il ponte ad unica campata è irrealizzabile dal punto di vista tecnico: si tratterebbe di costruire, in una delle aree a più alto elevato rischio sismico del Mediterraneo, un ponte sospeso, ad unica campata di 3,3 km di lunghezza a doppio impalcato stradale e ferroviario, sorretto da torri di circa 400 metri di altezza (quando allo stato attuale delle conoscenze tecniche il ponte più lungo esistente al mondo con queste caratteristiche è quello del Minami Bisan-Seto in Giappone di 1118 metri di lunghezza);

4. va ad incidere su un’area ampiamente vincolata per gli straordinari valori paesaggistici e severamente tutelata dall’Unione Europea poiché l’opera ricade interamente nell’area di due ZPS – Zone di Protezione Speciale (“Costa Viola”, in Calabria e dei “Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennammare e Area marina dello Stretto”, in Sicilia) e interferisce in entrambe le regioni con 11 SIC – Siti di Interesse comunitario;  

5. il progetto ‘definitivo’ presenta gravi carenze tecniche rilevate già dalla Commissione VIA – Valutazione Impatto Ambientale (con ben 223 richieste di integrazione), secondo cui: “gli studi relativi [ad alcuni] interventi … non hanno un livello di approfondimento tale per essere parte di un progetto definitivo”.

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