È il mammifero terrestre più alto del Pianeta
La giraffa è una delle specie animali più affascinanti, grazie ai suoi adattamenti unici che la rendono il mammifero terrestre più alto del pianeta.
Il 21 giugno è la Giornata mondiale della giraffa
Fino a pochi anni fa si pensava che esistesse una sola specie di giraffa (Giraffa camelopardalis), le cui popolazioni diffuse tra l’Africa orientale e meridionale potevano essere distinte in diverse sottospecie. Nonostante ufficialmente la IUCN consideri la giraffa ancora come una specie unica, recenti studi basati sulla genetica hanno riconosciuto l’esistenza di 4 specie nel continente africano: la giraffa settentrionale, la giraffa masai, la giraffa meridionale e la giraffa reticolata.
Secondo le più recenti stime le giraffe in natura sono più di 100.000. Nel dettaglio:
- Giraffa meridionale (Giraffa giraffa), circa 48.000
- Giraffa masai (Giraffa tippelskirchi), circa 45.000
- Giraffa reticolata (Giraffa reticulata), circa 16.000
- Giraffa settentrionale (Giraffa camelopardalis), circa 6.000
Perdita di habitat prima minaccia
Nelle ultime decadi le popolazioni di giraffa hanno subìto un drastico declino e sono oggi minacciate. La minaccia principale oggi per queste specie è la perdita dell’habitat, provocata in primis dall’espansione della popolazione umana che determina una sempre più diffusa frammentazione degli habitat naturali per fare spazio a villaggi, infrastrutture e zone coltivate, ma anche gli effetti dei cambiamenti climatici (desertificazione e mancanza di acqua). Infine il bracconaggio, pratica illegale ancora oggi diffusa per l’aumento della richiesta di carne e parti del corpo di giraffa sul mercato.
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Un recente studio del 2023 ha messo in luce un ulteriore minaccia per la conservazione della giraffa masai. Questa specie, presente in Tanzania e nel Kenya meridionale, è diminuita di circa il 50% negli ultimi 40 anni a causa della caccia illegale e dell’impatto dell’uomo sugli habitat, e oggi conta circa 45.000 individui. Analizzando i genomi di 100 individui appartenenti alle popolazioni presenti sui due versanti della Great Rift Valley (spaccatura che attraversa l’Africa orientale e rappresenta una barriera per la migrazione della fauna selvatica), i ricercatori hanno scoperto che non c’è stata alcuna migrazione tra i due versanti negli ultimi 300.000 anni. Le due popolazioni sono risultate dunque geneticamente distinte.
Le giraffe masai soffrono anche la diffusa frammentazione ambientale causata della rapida espansione umana nell’Africa orientale negli ultimi decenni, responsabile della distruzione e del degrado degli habitat tipici di questa specie. Inoltre, la Great Rift Valley attraversa l’Africa orientale e i ripidi pendii delle sue scarpate sono formidabili barriere per gli spostamenti della fauna selvatica, e in particolari di animali come le giraffe.
Popolazioni geneticamente distinte
Questi risultati suggeriscono che le popolazioni di giraffe su ciascun lato del rift sono geneticamente distinte, e entrambe le popolazioni presentano una variabilità genetica inferiore a quanto atteso se ci fosse scambio genetico e migrazione di individui. Questa bassa variabilità genetica rende queste due popolazioni più vulnerabili a patologie e meno in grado di reagire positivamente ai cambiamenti ambientali in corso. Le giraffe masai sono dunque a rischio. Per questo è fondamentale lavorare perché gli sforzi di conservazione per ciascuna popolazione siano considerati in modo indipendente.
Questi studi sottolineano come per salvaguardare queste specie uniche occorra un maggiore impegno dei governi dei Paesi dove le giraffe ancora oggi vivono, e un impegno a livello globale per mitigare gli effetti dell’uomo su un territorio fragile come quello africano.