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LAV, LNDC e WWF ricorrono al Tar per salvare 469 cervi in Abruzzo

Una nuova azione per fermare la delibera regionale che consente la caccia di 469 esemplari nella regione a partire dal 14 ottobre

Non si ferma la battaglia per salvare i 469 cervi condannati a morte da una delibera regionale in Abruzzo. La misura consente infatti la caccia di 469 individui in provincia dell’Aquila a partire dal 14 ottobre.

Per fermare i suoi effetti e salvare le vite dei cervi, le associazioni LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia hanno depositato oggi al Tar de L’Aquila un ricorso. Il testo chiede in prima istanza la sospensione del provvedimento così da garantire la vita degli animali, per poi procedere alla censura della delibera ammazza cervi.   

SOLDI “INSANGUINATI”

Non è tollerabile che le interazioni fra gli animali selvatici e le attività umane si risolvano sempre con la condanna a morte degli animali. Tanto più in un caso come questo dove mancano dati certi e il censimento dei cervi è stato eseguito dai cacciatori 

LAV, LNDC e WWF

La decisione di far uccidere i cervi e il numero di individui da uccidere dipendono infatti dal conteggio di animali fatto dai cacciatori che poi, attraverso gli Ambiti Territoriali di Caccia, beneficeranno delle somme pagate per ogni capo abbattuto: è evidente il fragoroso conflitto d’interesse che si risolve in ogni caso con il versamento del sangue di animali che fanno semplicemente ciò che per loro, come per noi, è necessario per sopravvivere: mangiare. 

L’INCERTEZZA DEI DATI

Peraltro, non ci sono certezze riguardo ai presunti danni alle colture o al pericolo per la viabilità, poiché i dati della Relazione su cui si basa la delibera sono quanto meno fumosi.  

Le associazioni hanno fatto sapere: Ora attendiamo con fiducia il pronunciamento del TAR: auspichiamo ancora che la Regione Abruzzo voglia rivedere questa decisione e giungere almeno ad una sospensione della delibera e all’avvio di un confronto tecnico, fino ad oggi mancato. La tutela degli animali selvatici è interesse di tutti i cittadini e non deve soccombere alle mire dei cacciatori, un’irrisoria minoranza oramai in via d’estinzione”.  

LA LOTTA CONTINUA

Il ricorso al Tar non è che l’ennesimo tentativo di bloccare questa delibera. Nelle scorse settimane si sono succedute le proteste di piazza, la raccolta di oltre 127.000 firme su una petizione e mail bombing rivolti alla Giunta abruzzese per chiedere il ritiro della misura.

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