Accolto l’appello delle Associazioni LAC, LAV, LIPU e WWF Italia in Emilia Romagna
Con ordinanza n. 5027/2022 del 21 ottobre 2022, il Consiglio di Stato ha accolto l’appello di LAC, LAV, LIPU E WWF ITALIA, difese dall’avvocato Claudio Linzola, contro l’ordinanza del TAR Bologna che aveva bocciato la domanda cautelare delle associazioni e condannato queste ultime al pagamento delle spese legali.
“Si tratta di una pronuncia fondamentale – dichiarano le Associazioni – perché oltre a ribaltare quanto deciso dal TAR scardina una generale tendenza delle regioni che contrasta palesemente con le norme di tutela della fauna selvatica e ignora, o raggira, i pareri dell’Ispra, l’autorità scientifica preposta alla materia.
Nello specifico, l’ordinanza del Consiglio di Stato comporta la sospensione delle due giornate aggiuntive settimanali di caccia da appostamento alla fauna migratrice e soprattutto la chiusura anticipata della caccia a tordi e alla beccaccia (10 gennaio) e a tutti gli uccelli acquatici (20 gennaio), a difesa dei delicatissimi periodi di migrazione pre-riproduttiva, sulla base dei dati ufficiali della Commissione europea definiti con i cosiddetti Key concepts.
Ma al di là del caso particolare dell’Emilia Romagna, l’ordinanza del massimo organo di giustizia amministrativa rappresenta una svolta importante quale riferimento generale per tutte le regioni italiane, specialmente nella necessità di seguire le indicazioni dell’Ispra (che possono essere disattese solo in presenza di “elementi di eguale livello scientifico”) e di ottemperare al principio di precauzione al quale, scrive il Consiglio di Stato, bisogna dare certamente priorità.
E’ dunque ancora una volta confermato, dichiarano le Associazioni, che quando le regioni decidono di interloquire solo con il mondo venatorio, aderendo passivamente alle relative istanze, commettono in maniera sistematica violazioni del principio costituzionale di tutela della biodiversità ed espongono l’intera collettività ad inutili sperperi di danaro pubblico, che nel caso in questione ha visto la Regione Emilia Romagna stanziare 14.000 euro, con provvedimento amministrativo, per affidare all’esterno la difesa legale del calendario venatorio.
Ora tutte le regioni si adeguino al dettato del Consiglio di Stato, concludono le Associazioni, riducendo il periodo di caccia delle specie secondo quanto indicato da Ispra, e rinuncino a commettere scorrettezze come quelle di modificare i calendari venatori all’ultimo momento per evitare dai ricorsi. Ciò, in modo da non mettere a rischio la fauna selvatica e da rispettare le normative, che troppe volte, in campo venatorio, sono state gravemente violate. Non lo permetteremo più”.