Sono 469 i cervi condannati a morte in Abruzzo
Domani si svolgerà davanti al TAR Abruzzo di L’Aquila l’udienza sul ricorso amministrativo presentato dalle associazioni LAV, LNDC Animal Protection e WWF Italia contro la delibera della Giunta abruzzese che consentirà ai cacciatori dal prossimo 14 ottobre di uccidere 469 cervi in due comprensori dell’aquilano.
Una decisione contro cui si sono levate le voci delle associazioni animaliste e ambientaliste locali e nazionali, di donne e uomini di cultura come Donatella Di Pietrantonio, Dacia Maraini, Riccardo Milani e Setak, ricercatori e naturalisti, amministratori e singoli cittadini: ad oggi oltre 133.000 cittadini hanno sottoscritto la petizione on-line lanciata sulla piattaforma change.org , mentre 46.000 persone hanno già inviato una mail al Presidente Marsilio con la richiesta di fermare la caccia ai cervi .
Sono state avviate anche audizioni da parte del Consiglio regionale, ma non si è giunti a nessuna votazione perché la discussione la scorsa settimana è stata rinviata a dopo l’udienza del TAR.
Regione Abruzzo sorda ad appelli e richieste
Per le Associazioni è incredibile che la Regione, come già aveva fatto quando ha provato a ridurre i confini del Parco regionale Sirente-Velino e della Riserva regionale del Borsacchio, si rifiuti di ascoltare le tante voci che, anche dalla stessa maggioranza di centrodestra, hanno chiesto almeno di sospendere la delibera ammazza-cervi per non cancellare la storia e la tradizione dell’Abruzzo, regione verde d’Europa.
Come è stato più volte dimostrato dalle associazioni e come è riportato negli stessi documenti dell’ISPRA, la decisione di aprire per la prima volta la caccia ai cervi in Abruzzo dipende esclusivamente dalla Giunta Marsilio.
È la Regione che ha stabilito quanti cervi far uccidere. Ed è sempre la Regione che ha disposto che i cacciatori dovessero versare una somma in denaro per ogni animale ucciso (compresi i cuccioli appena nati) direttamente nelle casse degli Ambiti Territoriali di Caccia (gestiti dagli stessi cacciatori).
Cervi merce di scambio per ottenere consenso politico
Del resto, sono i dati a confermare che non siamo di fronte ad un’operazione finalizzata a ridurre i danni agli agricoltori e il rischio di incidente stradale. Nei comprensori dove è previsto l’abbattimento dei cervi, nel periodo dal 1° settembre 2022 al 31 agosto 2023 sono stati indennizzati danni da cervo pari a € 25.940,73: una nullità, ancor più se confrontati con i fondi che i consiglieri regionali hanno distribuito, con un maxi emendamento inserito nell’ultima Legge di bilancio, che ammontano a ben 16,7 milioni di euro distribuiti “a pioggia” a oltre 2.300 beneficiari che non hanno avuto la necessità di presentare specifica domanda, o assoggettarsi a bandi, graduatorie, istruttorie e valutazioni terze e tecniche, come invece avviene normalmente.
E anche per quanto attiene al rischio incidenti, secondo i dati forniti dall’Osservatorio dell’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale (ASAPS), in tutto il 2022 in Italia sono stati registrati 163 incidenti con animali selvatici, non solo con i cervi. Un dato che rappresenta lo 0,2% del totale, una quantità irrisoria e che può essere riportata anche sulla Regione Abruzzo. È giusto lavorare per azzerare il numero di incidenti, ma se questa fosse la volontà della Giunta regionale farebbe bene a puntare sugli incidenti riconducibili a distrazione, mancata precedenza, velocità eccessiva che rappresentano il 38,1% degli incidenti rilevati a livello nazionale dal rapporto ISTAT 2022. E’ più semplice ed efficace, intervenire sui comportamenti umani, molto più modificabili di quelli animali.
La volontà di accontentare i cacciatori non più essere nascosta dietro altre scuse, sfruttando la vita di 469 cervi come merce di scambio per ottenere consenso politico.