Un mercato nero nel Mediterraneo
Un quarto di tutto il pesce spada pescato nel Mediterraneo è costituito da giovanili che in parte vengono venduti a prezzi bassi sul mercato illegale. Questa pratica, che è un vero crimine di natura, danneggia uno degli stock ittici e delle attività di pesca più preziosi della regione, come confermano alcune prove raccolte dal WWF.
La chiusura delle attività di pesca nei mesi di ottobre e novembre, quando gli “spadini”, individui giovani di pesce spada, vengono catturati maggiormente, ridurrebbe quasi della metà le catture di pesce spada sotto taglia, accelerando il pieno recupero dello stock, con benefici a lungo termine per il nostro mare e i pescatori, oltre che per la sicurezza dei consumatori.
Crimine di natura contro una specie “bersaglio” delle attività di pesca
Dopo la settimana di informazione sui crimini di natura lanciata nel marzo scorso, il WWF torna a parlare del fenomeno questa volta legato a una importante specie ‘bersaglio’ delle attività di pesca e proseguirà per tutto agosto con altri casi simbolo.
Circa 9.000 tonnellate di pesce spada pescate ogni anno nel Mediterraneo
La pesca del pesce spada del Mediterraneo (Xiphias gladius) ha da sempre fornito cibo e reddito a numerose comunità di pescatori della regione. Ogni anno nel Mediterraneo vengono pescate circa 9.000 tonnellate di pesce spada, per un valore di oltre 200 milioni di euro. Ma dalla metà dello scorso decennio, quando le catture erano due volte maggiori rispetto a quanto avrebbero dovuto essere per mantenere la popolazione entro i limiti biologici di sicurezza, la popolazione di pesce spada del Mediterraneo è stata sull’orlo del collasso.
Il piano di recupero entro il 2031
Nel 2016, la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico (ICCAT) ha adottato un piano di recupero con l’obiettivo di raggiungere la piena ricostituzione dello stock di pesce spada entro il 2031. Il piano include l’introduzione di un limite di Catture Totali Consentite (TAC), la chiusura delle attività di pesca per tre mesi all’anno e la definizione di una taglia minima di riferimento per la sua conservazione.
Tuttavia a 4 anni dalla adozione del piano, dalla prima valutazione scientifica della popolazione di pesce spada del Mediterraneo, condotta dall’ICCAT, emerge che le catture di giovanili di pesce spada (inferiori a 100 cm) sono ancora circa 24% del pescato totale – una percentuale allarmante. Le prove fotografiche raccolte dal WWF in Italia e in Tunisia mostrano che il pesce spada sotto taglia viene venduto illegalmente in molti mercati ittici. Pesce spada al di sotto della taglia minima stabilita è stato trovato in vendita illegalmente e a prezzi molto bassi sulle banchine dei porti, nei mercati del pesce e agli angoli delle strade a El-Haouaria e Kelibia in Tunisia e a Palermo e Catania in Italia.
Qui, solo nel 2020, in 26 operazioni di polizia, sono stati sequestrati almeno 700 esemplari di pesce spada venduto illegalmente, dove il 60% del pesce era costituito da esemplari al di sotto della taglia minima consentita. In 7 operazioni è stato segnalato anche l’uso illegale di reti derivanti, vietate dal 2003 nel Mediterraneo.
L’analisi del WWF
Un’analisi scientifica commissionata dal WWF, suggerisce inoltre che cambiamenti mirati all’attuale piano di recupero potrebbero ridurre la mortalità giovanile di circa il 40% (soprattutto dei pesci neonati), consentendo alla popolazione di ricostituirsi completamente cinque anni prima dell’obiettivo fissato dal piano per il 2031.
L’Unione Europea – parte contraente dell’ICCAT – conta circa il 75% degli sbarchi annuali di pesce spada nel Mediterraneo. Per questo motivo, il WWF chiede alla Commissione Europea di proporre e attuare una chiusura della pesca con il sistema palangaro pelagico nei mesi di ottobre e novembre (più un mese aggiuntivo).
Solitamente, il pesce spada si riproduce inl Mediterraneo durante l’estate, per cui in autunno i giovani esemplari sono estremamente voraci e facilmente insidiabili dai palangari che pescano il pesce spada adulto o altre specie pelagiche come il tonno.
Fra le possibili soluzioni il divieto di pesca allo spada in autunno
Un divieto di pesca allo spada durante l’autunno consentirebbe ai giovani pesci spada di raggiungere una taglia maggiore e la maturità, prima di poter essere catturati. Questo cambiamento, insieme a un’applicazione più severa del divieto di commercializzazione del pesce spada sotto taglia (sotto i 100 cm), non solo potrà accelerare il recupero dello stock, ma avrà anche un impatto positivo sul reddito dei pescatori, aumentando la quantità e il valore delle catture nel lungo periodo. Abbiamo stimato un aumento delle catture del 10% nell’arco di un decennio, con un aumento dei ricavi lordi stimato al 14%.
Eventuali iniziali perdite economiche che queste misure comporterebbero per il settore della pesca nel breve periodo, sarebbero ampiamente compensate dai benefici ecologici ed economici che uno stock in salute offrirebbe a lungo termine. L’alternativa è una ripresa molto più lenta e la persistenza dell’illegalità che minaccia non solo il nostro mare, ma anche quei pescatori che rispettano le regole e lavorano per fornire ai consumatori un prodotto legale, tracciabile e sicuro.
Il progetto Life SWiPE contro i crimini di natura
Per contrastare i crimini di natura è necessario creare banche dati aggiornate e dettagliate, rafforzare la vigilanza, adeguare gli strumenti sanzionatori e puntare sulla formazione delle istituzioni pubbliche. Questi sono anche gli obiettivi del progetto europeo LIFE SWiPE (Successfull Wildlife Crime Prosecution in Europe), attraverso il quale il WWF lavora in Italia da oltre un anno per favorire il contrasto ai crimini contro la fauna selvatica, promuovendo e rafforzando il coordinamento con magistrati e forze dell’ordine.