Decine di prelievi di campioni di acqua marina lungo le coste italiane
Cresce la comunità per proteggere il più raro mammifero esclusivo del Mediterraneo. Oggi è stato un D-Day per la foca monaca: un centinaio di volontari sparsi in tutte le regioni costiere sono stati impegnati in una giornata di monitoraggio nazionale per lo studio della presenza della foca monaca nel Mare Nostrum.
L’attività, organizzata da WWF Italia e Gruppo Foca Monaca, ha coinvolto cittadini, studiosi, numerosi Diving della Community del WWF SUB, Aree Marine Protette nonché singoli privati e volontari, tutti coinvolti contemporaneamente in un’iniziativa di citizen science dedicata alla specie tra le più rare del Mediterraneo.
Come avviene il campionamento
Il metodo assolutamente non invasivo, ovvero, il prelievo di campioni di acqua di mare destinati al controllo della presenza di tracce di DNA lasciate dalla foca monaca in acqua (E-DNA), permetterà completare la mappa della presenza di questa specie nei mari italiani, una MAPPA che già negli ultimi due anni ha registrato segnali incoraggianti di presenza proprio grazie a questo metodo innovativo di ricerca.
Il monitoraggio, che ha visto un primo step lo scorso 10 maggio, oggi ha coinvolto tutta la penisola italiana, dalla Liguria alla Sicilia, da Trieste fino a Lecce, includendo anche le piccole isole come le Isole Tremiti e l’Arcipelago Toscano. Questa vasta copertura geografica è essenziale per ottenere una panoramica completa della distribuzione della specie.
I risultati raccolti lo scorso 10 maggio
In occasione della giornata di ricerca del 10 maggio scorso alle Isole Tremiti, tre turisti e ornitologi veneti hanno segnalato al Gruppo Foca Monaca un avvistamento ben descritto di una foca monaca e, casualmente, a poche centinaia di metri dal sito di prelievo. Sempre in Puglia due giorni dopo veniva osservata una foca presso Rodi Garganico e quattro giorni dopo è stato filmato un individuo al Plemmirio in Sicilia. In questi giorni ci sono avvistamenti ripetuti di un esemplare, probabilmente un giovane, sempre lungo le coste pugliesi.
L’iniziativa rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della distribuzione della foca monaca e nella pianificazione di future strategie di tutela. Il monitoraggio non si limiterà solo alle coste: grazie al progetto Vele del Panda del WWF Italia, destinate alla ricerca sui cetacei, i campionamenti verranno effettuati anche in mare aperto a bordo di barche a vela. Esplorare aree remote come l’ambiente pelagico offre la possibilità di indagare la presenza della foca monaca anche in aree inesplorate.
Questa operazione è una delle attività di coinvolgimento della comunità GenerAzioneMare, prevista dalla Campagna Our Nature del WWF per la difesa della biodiversità.
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Una specie simbolo
La foca monaca (Monachus monachus) è uno dei mammiferi più rari e vulnerabili del Mediterraneo. Si tratta dell’unica specie di pinnipede da sempre presente nel Mare Nostrum con una popolazione attualmente stimata di circa un migliaio di individui. Il suo declino si era accentuato soprattutto nel secolo scorso per cause umane: gli effetti della pesca intensiva sulle risorse ittiche, il bycatch (cattura accidentale in attrezzi da pesca che colpisce anche le tartarughe marine) e l’uccisione diretta illegale. Questo spiega la scomparsa della foca monaca da molte aree in cui la sua presenza era storicamente ben nota fino al secolo scorso.
Questa specie è da sempre per il WWF uno degli animali prioritari da salvare. Cogliendo i segnali incoraggianti degli ultimi anni che vedono una leggera ripresa della specie in tutto il suo areale e anche nei nostri mari, il WWF dal 2023 ha siglato un Protocollo d’intesa con il Gruppo Foca Monaca APS, associazione che opera da anni per la tutela della specie grazie all’impegno di un gruppo di esperti che erano già attivi nel WWF Italia negli anni ‘80. La collaborazione è attiva in una serie di progetti di monitoraggio e sensibilizzazione per promuovere la conservazione della foca monaca nel Mediterraneo.
DNA ambientale, l’ultima frontiera della ricerca scientifica
Uno degli aspetti più innovativi del progetto è la raccolta di campioni di acqua marina per l’analisi del DNA ambientale. Questo metodo assolutamente non invasivo, sviluppato dalla Professoressa Elena Valsecchi dell’Università di Milano Bicocca per la campagna “Spot the Monk”, ha già permesso negli ultimi 3 anni di rilevare la presenza della foca monaca in numerose aree del Mediterraneo centrale dove la specie non era stata ancora segnalata tra cui isole Baleari, canale di Caprera a nord-est della Sardegna, l’Arcipelago Toscano e il Canale di Sicilia nelle isole Pelagie. Questi dati dimostrano che la specie è in grado di spostarsi molto e la mappatura capillare è un aiuto a comprendere spostamenti ed esigenze. L’ampia partecipazione delle comunità locali rappresenta una speranza concreta per il futuro della foca monaca nel Mediterraneo.
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Il progetto nel futuro potrà contare anche sul supporto di DoDo del gruppo Pomellato, che quest’anno ha rinnovato il suo impegno a fianco di WWF Italia per l’ambiente mediterraneo e la sua straordinaria biodiversità.